Anche Io Non Faccio Niente aderisce alla mobilitazione “Per la Scienza – Per la Cultura”

Anche Io Non Faccio Niente aderisce alla mobilitazione “Per la Scienza – Per la Cultura”…

 

da ROARS:

Perché ROARS aderisce alla mobilitazione “Per la Scienza Per la Cultura”

I nostri affezionati lettori avranno notato che il logo del sito è (temporaneamente) cambiato per includere il logo dell’iniziativa “Per la Scienza Per la Cultura”.  Spieghiamo di cosa si tratta, perché vi prenderemo parte, e come lo faremo. Lo scorso giugno a Copenaghen  si è tenuto un incontro  nell’ambito di un convegno internazionale (ESOF2014) in cui i ricercatori del sud Europa (Italia Spagna, Grecia e Portogallo) hanno discusso con alcuni policy makers europei, tra cui il Direttore Generale della Commissione Europea per Ricerca e Innovazione. Il punto centrale della discussione è stata la constatazione che i paesi del sud Europa stanno compromettendo il futuro di intere generazioni di giovani ricercatori e con loro anche la possibilità, a medio termine, di uscire dalla crisi e di avere dunque la possibilità di rimanere paesi tecnologicamente avanzati. Da quell’evento è nata una discussione più ampia,  cui si sono uniti anche alcuni ricercatori francesi e tedeschi.

I ricercatori francesi in particolare stanno organizzando per il 18 ottobre una marcia in bicicletta dalla provincia a Parigi per portare all’attenzione dell’opinione pubblica del loro paese il pericolante stato della ricerca e dell’università e nel contempo per sollevare un tema fondamentale: senza ricerca e innovazione non si esce dalla crisi.

La mobilitazione europea ha per obiettivo di mettere questo tema al centro del dibattito pubblico, delle agende dei governi nazionale ed europeo. Perché questo accada ci vuole una pressione finora inattuata, ed perciò necessaria che vi sia, come in Francia, una grande mobilitazione dei ricercatori, dei docenti degli studenti e di tutti coloro che sono convinti che la ricerca, l’innovazione, la scienza e la cultura giochino il ruolo chiave per lo sviluppo economico. Il Fatto Quotidiano ha dedicato un ampio servizio  a questa mobilitazione, con interviste a colleghi di altri paesi europei impegnati in prima linea nei loro rispettivi paesi. Oltre che in Francia, anche in Spagna, Grecia e Portogallo sono in preparazione diversi tipi di mobilitazione.

Per queste ragioni abbiamo pensato che sia necessario dare un contributo anche in Italia a questo movimento, sperando che una mobilitazione dal basso degli scienziati e degli uomini cultura possa dare una scossa ad un sistema che sembra non reagire più di fronte alle più impensabili avversità. Come? Non essendoci una vera e propria organizzazione centralizzata, ognuno potrà aderire come meglio crede.

Roars, oltre a rendere questo spazio disponibile per un luogo di scambio di opinioni e informazioni per le varie iniziative, sta ultimando delle slides che racconteranno, attraverso numeri “certificati”, la situazione della ricerca, dell’università, del diritto allo studio, della difficoltà delle nuove generazioni nella ricerca e dell’importanza della ricerca per lo sviluppo dei paesi. Vorremmo che i nostri lettori le presentassero ai proprio colleghi, ai propri studenti e magari a un pubblico più vasto auto-organizzando incontri e seminari nell’accademia, nei musei, nei circoli, ovunque ci sia qualcuno che possa essere sensibile a un tema così centrale per il nostro futuro.

Terremo traccia di coloro che dedicheranno durante il mese di ottobre una mezz’ora di una lezione per spiegare agli studenti che a breve il sistema non sarà più sostenibile e che interi campi del sapere andranno persi. Invitiamo tutti a fare girare il logo il più possibile, mettendolo nelle proprie home-page, nei social network, ecc.

Sono contributi che richiedono un piccolo sforzo, ma non si può più pensare sempre che ci sia qualcun altro che lo faccia al posto nostro: non c’è oggi e forse non c’è mai stato; ma oggi la situazione si è avviata verso un punto di non ritorno e tocca a noi fare qualcosa.

Altri stanno già organizzando assemblee, incontri e manifestazioni. Vorremmo che i docenti, gli studenti, le varie associazioni a cui eventualmente aderiscono, i sindacati, le società scientifiche, i vari organi istituzionali, formali e informali si dessero da fare.  Vorremmo che le diverse componenti del mondo accademico abbandonassero la tradizionale difesa del proprio particolare e per una volta pensassero che è necessario pensare al domani. Sono quelli che ancora non sono proprio entrati all’università che pagheranno le conseguenze delle nostre scelte se non saremo abbastanza determinati a cambiare una rotta che sembra davvero andare verso la catastrofe.

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