Scienza illustrata. L’acceleratore made in Italy: un investimento da 400 milioni
SuperB, scontri tra fisica e biologia
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L`acceleratore made in Italy: un investimento da 400 milioni Supera, scontri tra fisica e biologia L`hanno battezzato «SuperB» e sarà un grande laboratorio internazionale che oltre a far lavorare i nostri fisici attirerà scienziati stranieri nella Penisola; un po` come al Cern di Ginevra.
Il via è stato dato dal ministero dell`Università e della Ricerca garantendo un finanziamento iniziale di 19 milioni di euro (già erogati) come parte di una spesa complessiva di 400 milioni di euro nell`arco di cinque anni. SuperB è un acceleratore di particelle (mesoni B) concepito all`interno dell`Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) che lo realizzerà e gestirà come uno dei «progetti bandiera» indicati da Maria Stella Gelmini per rilanciare la ricerca e, appunto, far da polo di attrazione di scienziati stranieri.
Il nuovo acceleratore è frutto di una geniale idea del fisico Pantaleo Raimondi e consente di far scontrare fasci di particelle con una intensità maggiore rispetto ad altre macchine analoghe. In pratica riuscirà a vedere in dettaglio ciò che il grande acceleratore Lhc di Ginevra vedrà in maniera più generale. Quindi anche SuperB scruterà nei primi momenti di vita dell`universo cogliendo fenomeni molto rari ma estremamente preziosi per capire ciò che è accaduto nelle remote origini. Il progetto nasce con la collaborazione di dieci Paesi e gli Stati Uniti partecipano fornendo alcune parti della macchina. «Ma offre un valore aggiunto importante – nota Roberto Petronzio, presidente dell`Infn – e cioè la possibilità di ricerche anche nel campo della biologia e delle nanotecnologie».
Fonte: Corriere della Sera
Interessante, nella grafica dell’articolo, le tre possibilità per il sito dell’acceleratore: oltre a LNF e Tor Vergata compare la possibilità “Puglia”.
L’articolo parla di un finanziamento di 400 milioni di Euro, il Piano Nazionale della Ricerca, che identifica SuperB come uno dei 12 progetti “bandiera”, parla di 650 milioni complessivi, di cui 250 milioni di competenza italiana, e i rimanenti contributo dei patner internazionali:
http://www.miur.it/0003Ricerc/0477Docume/8095Progra_cf3.htm
Sai come la penso: con tutte le perplessità e’ una grande opportunità oltre che l’unica…
hmmmm….
Anche il famoso INFN Eloisatron Project prevedeva un acceleratore in Puglia (o almeno la Puglia era stata indicata da Zichichi come il più adatto dei siti italiani durante la cerimonia di inaugurazione della sezione di Lecce).
Puglia, biologia, nanotecnologie… beh, un bel po’ di parole chiave giuste.
Spero solo che il finanziamento ci sia veramente tutto e che l’INFN riesca a battere sul tempo i giapponesi. Lo spero, ma ci credo poco.
Beh, il paragone con Eloisatron non è che sia molto incoraggiante, per l’esito finale. Io ricordavo che il sito proposto era la Sicilia, anche viste le dimensioni, ma posso ricordare male.