Una volta, quasi in ogni famiglia c’era qualche emigrato in altri Paesi europei o in America se non in Australia. Quei tempi stanno tornando. Ad emigrare non sono più persone con un basso livello di scolarizzazione ma laureati, spesso con un dottorato, ricercatori. Gran parte di loro trova fuori dall’Italia (è facile in questi tempi) condizioni di lavoro favorevoli e un ambiente tanto accogliente che vi rimane. Io stesso ho conosciuto figli e/o figlie di colleghi (in alcuni casi solo i genitori) che dopo lauree e specializzazioni hanno trovato lavoro in Spagna, in Gran Bretagna o in Germania. Qualcuno negli Stati Uniti o in Canada. Talvolta, per vari motivi (amicizie, parentele, nostalgia dei luoghi d’origine, difficoltà di adattamento, …) ritornano. Tra questi non sono pochi quelli che si pentono perché, pur trovando un lavoro, non riescono a fare ricerca come vorrebbero o come avevano sperato. Purtroppo, dispiace ripetere cose già lette e sentite da alcuni anni: l’Italia non è un luogo dove la ricerca scientifica è tenuta in considerazione. A parte la mancanza di finanziamenti, sono troppe e troppo potenti le istituzioni che si oppongono alla ricerca di base e applicata o comunque non la favoriscono. (continua su scienzamateria.blog.tiscali.it)