di Pietro Greco
Il prossimo 19 aprile parte per la sua ultima missione nello spazio lo shuttle Endeavour. È una missione anche tricolore. Sia perché porterà sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) un astronauta italiano, Roberto Vittori. Sia perché porterà in orbita un esperimento, centrato sull’AMS-02 (Alpha Magnetic Spectometer), alla cui realizzazione i fisici italiani dell’INFN, ma anche l’ASI e numerose aziende del nostro paese hanno dato un solido contributo.
L’esperimento AMS-02 è stato pensato dal premio Nobel Samuel Ting per ricerche di precisione sui raggi cosmici per lo studio di tre tipi di materia non ordinaria sulla Terra: la materia oscura, la materia strana e l’antimateria. La materia oscura è tale perché, appunto, non sappiamo di cosa è costituita. La sua presenza nell’universo è stata verificata, infatti, solo in maniera indiretta: attraverso la sua influenza gravitazionale. Misuriamo il suo peso – enorme – ma non conosciamo la sua natura. L’esperimento AMS-02, insieme a tanti altri anche posizionati a Terra, aspira a svelarla.
Della materia strana, al contrario, conosciamo la composizione – è costituita da quark up, down e strange – ma non sappiamo se esiste davvero. Secondo alcuni materia costituita dai tre quark deve esistere perché, sulla carta e in certe condizioni, risulta stabile. Si ipotizza persino l’esistenza di stelle “strane”, ovvero costituite da materia strana. Il problema è che non è mai stata rilevata, L’esperimento cerca, appunto, di scovarne tracce nei raggi cosmici.
Infine l’antimateria è ben nota: è costituita da antiparticelle, ovvero da particelle del tutto simili a quelle presenti sulla Terra solo che hanno carica elettrica opposta. Non sappiamo, tuttavia, quanta di questa materia sia presente nell’universo e che forme assume. Esistono, per esempio, atomi di antielio? Anche a questa domanda cercherà di rispondere AMS-02.
L’esperimento sarà agganciato alla Stazione Spaziale Internazionale proprio da Vittori. Che troverà ad attenderlo presso la ”casa comune dello spazio” un altro astronauta italiano, Paolo Nespoli. La loro idea è festeggiare insieme ai loro colleghi il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia con una cena tutta italiana. Ma la presenza di due italiani nello spazio che contribuiranno a impostare un esperimento anche italiano è già di per sé un buon modo per celebrare l’evento.
Resta da dire dello shuttle Endeavour, che dopo 18 anni, compirà la sua ultima missione. A febbraio ad “appendere le ali al chiodo” era stato il Discovery. Un’era, quella degli shuttle si chiude, a trent’anni esatto dal loro esordio nello spazio. Sono stati i primi e più collaudati veicoli “navetta”, in grado di andare e tornare dallo spazio. Hanno segnato, appunto, un’poca. Malgrado due gravissimi incidenti, al Challenger e al Columbia. Saranno sostituiti dalla navicella Orion, che dovrebbe essere in grado di volare non solo verso la Stazione Spaziale Internazionale, ma anche verso la Luna e Marte.
Fonte: L’Unità