La nuova patria della ricerca scientifica è la Cina e lo sarà sempre di più, soprattutto nei prossimi anni quando dalla vetta scalzerà gli Stati Uniti.
In base all’ultimo rapporto dal titolo “Knowledge, Networks and Nations” della Royal Society Britannica gli Stati Uniti investono in ricerca scientifica quasi 400 miliardi di dollari all’anno. La Cina invece è balzata, nel quadriennio 2004-2008, dal sesto al secondo posto e investono oltre 100 miliardi l’anno.
La ricerca si basa sul numero di pubblicazioni scientifiche ‘prodotte’ da ogni nazione e il periodo di riferimento era il 1993-2003. In base al rapporto entro il 2020 la Cina sarà in cima alla classifica poiché il sistema dell’istruzione cinese sforna ogni anno un milione e mezzo di laureati in scienze e ingegneria. Una forza lavoro enorme che contribuisce non poco al progredire di tali cifre. Lo stesso livello di crescita lo si può notare anche in altri Paesi, come la Turchia, l’Iran e la Tunisia.
Il rapporto indica che il paese ottomano ha migliorato la sua performance scientifica ed è in grado di rivaleggiare con la Cina: «Dopo aver dichiarato come una delle sue priorità la ricerca scientifica nel 1990, il governo turco ha aumentato la sua spesa pubblica per tale priorità di quasi sei volte tra il 1995 e il 2007 e ora la proporzione è superiore alla percentuale di altre Nazioni come Danimarca, Finlandia e Norvegia.
In questo periodo, il PIL turco è passato da 0,28 per cento a 0,72 per cento, e il numero di ricercatori è aumentato del 43 per cento. Nel 2008 gli articoli a firma di ricercatori turchi sono aumentati di quattro volte rispetto al 1996». E l’Italia? Nel quadriennio preso in esame il Bel Paese scivola all’ottavo posto, mentre negli anni 1993-2003 era al settimo posto.
Francesco Cappello
Fonte: quotidianoitaliano.it