Fondi di garanzia misti per spingere l’innovazione

ROMA
Oltre che di risorse la ricerca italiana ha bisogno di governance. Ragion per cui il suo rilancio non può che passare dall’introduzione dei fondi di garanzia pubblico-privati e dal superamento della frammentazione tra ministeri. A sottolinearlo è un’indagine conoscitiva che la commissione Cultura della Camera ha approvato nei giorni scorsi all’unanimità.

Il lavoro svolto a Montecitorio parte da lontano. E cioè dal ciclo di audizioni con istituzioni, imprese ed enti che si è svolto tra il 2009 e il 2010. Tutti gli spunti, le idee, i contributi sono stati messi su carta e offerti al Governo come bussola da seguire nei prossimi mesi. Il documento si sofferma innanzitutto sulle criticità del nostro sistema di finanziamento. A partire dalla «progressiva, e spesso ingiustificata, riduzione e insufficienza delle risorse» e «dalla mancanza di una strategia capace di coinvolgere tutti i potenziali attori, pubblici e privati, a livello nazionale e locale».

A tal proposito il dossier sottolinea come non esista un raccordo tra i vari enti di ricerca e tra questi ultimi e le università oltre che tra gli atenei e le imprese. Evidenziando che la segmentazione di competenze tra i vari dicasteri viene riprodotta su scala regionale all’interno di più assessorati.

Passando dai limiti alle proposte la commissione Cultura suggerisce innanzitutto di incentivare le forme confederative tra enti e scuole di alta formazione e di «superare i vincoli vigenti nell’erogazione dei finanziamenti, che in linea con l’attuale normativa, vengono liquidati successivamente allo svolgimento della ricerca, o in anticipazione per fasi intermedie previa apposita garanzia fidejussoria».

Sul nodo-risorse l’indagine propone, da un lato, di introdurre dei «fondi di garanzia misti, pubblici-privati, nazionali e regionali» in modo da «disincentivare la richiesta di garanzie preventive»; dall’altro, di ripensare «il pacchetto degli strumenti fiscali, agevolativi e incentivanti» e proporre «un insieme coerente di strumenti, finanziari, fiscali e normativi, specifici per gli spin off».

Chissà quanti di questi suggerimenti saranno recepiti dall’Esecutivo. Una prima risposte di sistema è contenuta nel programma nazionale per la ricerca 2010-2013 che è finalmente giunto al traguardo (si veda Il Sole 24 Ore del 24 marzo). Seppur in una versione “light” rispetto alla formulazione originaria, il programma che indica priorità e linee d’azione in tema di ricerca ha ricevuto nelle scorse settimane il via libera del Cipe e il 19 aprile sarà presentato ufficialmente dal ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Il suo varo ha comportato lo sblocco di 1,8 miliardi di euro che andranno a finanziare i 14 «progetti bandiera» individuati dal Miur.

In gran parte si tratterà di risorse già appostate sul fondo per il finanziamento ordinario degli enti di ricerca. Variegati infine i settori di intervento: si va dalla ricerca in campo aerospaziale agli interventi per la fisica e la genetica fino alla tutela dei beni culturali.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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