14/06/2011
ROMA – Una nuova potatura per enti e maxi-strutture pubbliche da estendere anche agli uffici periferici di alcuni ministeri. A cominciare da quelli più pesanti come, ad esempio, il dicastero della Giustizia. La decisione non è ancora presa, ma quella di una sorta di fase due del processo di sfoltimento delle strutture burocratiche, dopo gli interventi realizzati negli due anni, è una delle opzioni più gettonate dei tecnici del Tesoro che stanno ultimando il menù di possibili interventi per la manovra pluriennale da 45 miliardi.
Un’operazione che, in caso di via libera del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e dell’intero Governo, potrebbe interessare anche l’Ice. E che potrebbe anche essere accompagnata da un micro-piano di razionalizzazione delle Province, su cui però la Lega si mostra tutt’altro che entusiasta. Le somme sulla griglia delle varie opzioni verranno tirate alla fine di questa settimana. Come previsto, la manovra pluriennale approderà in Consiglio dei ministri dopo la verifica politica in calendario in Parlamento il 22 giugno. Con tutta probabilità il decreto sarà varato il 23 giugno, anche se resta possibile che si arrivi al 30.
Lo schema contabile è quello ormai noto: “manutenzione” da 2,5-3 miliardi nel 2011 per finanziarie alcune spese obbligatorie (in primis quelle per le missioni di pace) e da 6-7 miliardi nel 2012; correzione vera e propria da 35 miliardi nel biennio 2013-2014. Il decreto sarà probabilmente accompagnato da più collegati, tra cui quello sulla riforma fiscale che dovrebbe vedere la luce entro la fine di luglio (quindi non contestualmente alla manovra). I tagli agli sprechi e alla spesa improduttiva costituiranno il pilastro portante del piano di finanza pubblica. Un grosso contributo arriverà dagli effetti che produrrà il federalismo con il passaggio dalla spesa storica ai costi standard anzitutto nella sanità (4-6 miliardi) ma anche in altri settori (per almeno 2-3 miliardi). Tra le ipotesi allo studio c’è poi un intervento deciso sulla spesa per gli acquisti di beni e servizi, a partire da quella sostenuta da Comuni e Regioni che verrebbero incentivati a ricorrere alle aste Consip.
Molto probabile un’azione di contenimento dei costi della politica. Quasi certo un micro-pacchetto di misure sul pubblico impiego per almeno 2 miliardi, anche se il ministro Renato Brunetta esclude la proroga del blocco della contrattazione e degli stipendi. Sempre nell’elenco di opzioni compare l’innalzamento graduale da 60 a 65 anni dell’età di pensionamento delle donne del settore privato (con conseguente equiparazione a quelle del pubblico impiego), che a regime potrebbe garantire risparmi per non meno di 4 miliardi. Nei giorni scorsi però il ministro Maurizio Sacconi ha smentito questa ipotesi insieme a quella di un ulteriore ritocco verso l’alto dell’aliquota contributiva dei parasubordinati.
Nel menù al quale stanno lavorando i tecnici del Tesoro ci sono anche una voce “immobili”, con un intervento di razionalizzazione di una fetta del patrimonio, una sorta di sanatoria per l’arretrato dei processi civili e un meccanismo per velocizzare il recupero dei contributi non versati all’Inps. Quanto al pacchetto fiscale, le misure dovrebbero spaziare dal contributo unificato sulle liti fiscali pendenti fino al bonus per i giudici tributari che smaltiranno in un anno più del 10% delle liti stesse e all’aumento della quota dei togati nelle commissioni tributarie. Si riducono la chance per gli sconti sulle ritenute sugli eco-bonus per i lavori di ristrutturazione edilizia.
Fonte: Il Sole 24 Ore