MILANO / Tra le 4 tipologie del saggio breve, nell’ambito scientifico, è uscito Enrico Fermi. Tra i documenti a disposizione degli studenti c’è una lettera che fermi scrisse a Edoardo Amaldi nel 1945 in cui ripercorre le ragioni dell’impossibilità di rimanere in Italia.
Fermi in quella lettera scrisse di essere riuscito a far fare al CNR un “Centro di Fisica Nucleare, con una discreta dotazione annua, di sede presso l’Istituto di Fisica (di Roma)”. Il 30 novembre 1945 viene firmata dal Presidente del CNR e dal Rettore dell’Università di Roma la convenzione che istituisce presso quest’ultima il Centro di Fisica Nucleare. Fu di fatto il primo passo verso quello che sarà l’INFN, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
Fermi però scrive che purtroppo non si riesce realizzare un ciclotrone “a causa delle difficoltà in cui momentaneamente il paese si trova, sarebbe fondamentale disporre di un betatrone” da almeno 20 MeV. Cacciapuoti viene mandato in America per studiare “il betatrone costruito da Kerst presso l’Univ. dell’Illinois”. Questi ben presto scrive ad Amaldi: “La General Electric vende il betatrone da 100 MeV per 300.000 dollari […] a scopo reclamistico”.
Sulla situazione del Paese dopo la seconda guerra mondiale, Fermi scrisse: “a Roma, con grande difficoltà abbiamo ripreso a lavorare. Anzi in un primo tempo, quando arrivarono le Phys. Rev. fino al 1944, avemmo l’illusione di aver mantenuto il passo. Purtroppo era solo un’illusione e ora, con le pile al plutonio, i betatroni da 100 MeV, ecc. ecc. (mi ha scritto Bruno Pontecorvo che hanno fatto i mesoni in casa […]) perdiamo terreno a chilometri al secondo e forse senza speranze di recupero. Non è escluso che cambieremo strada […]“.
Fonte: cronacalive.it