
Dove vengono prodotti i raggi cosmici, ovvero quel flusso di particelle – in gran parte elettroni e protoni – che viaggiano nello spazio e che ininterrottamente ‘bombardano’ anche la Terra? Fino ad oggi questa era una delle domande più dibattute e controverse dell’astrofisica, che per quasi ottanta anni ha dato impulso a numerose campagne osservative e importanti studi teorici che hanno coinvolto scienziati del calibro di Enrico Fermi e Vitaly Ginzburg, entrambi Premi Nobel. Nel tempo i sospetti degli astrofisici si erano sempre più concentrati sulle supernovae, o meglio, i loro ‘resti’: l’onda d’urto creata dalla bolla di materiale stellare espulso ad elevatissima velocità in seguito all’esplosione di un astro di grande massa al termine del suo ciclo evolutivo sarebbe in grado di accelerare nel tempo protoni e altri nuclei più pesanti fino alle energie che osserviamo con i nostri strumenti. Mancava però la prova osservativa di questo processo. Che finalmente è arrivata grazie al contributo determinante di AGILE, satellite dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), realizzato in collaborazione con l’ Istituto Nazionale di Astrofisica e l’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare … (continua a leggere su Media Inaf)
Sarebbe bello che la scienza fosse semplice come i comunicati stampa! L’enigma non e’ ancora risolto, anche se AGILE fornisce un nuovo importante indizio sul sospettato:
http://www.springer.com/astronomy/astrophysics+an+astroparticles/book/978-88-470-2046-7
(ma un accusato non e’ colpevole fino a prova definitiva)