L’Anello di Accumulazione realizzato dai Laboratori dell’INFN compie cinquant’anni. Rivoluzionò la ricerca basata sull’uso di acceleratori, ricreando per la prima volta un mini Big Bang. Intervista a Carlo Bernardini, uno dei giovani “maghi” che ne scrissero la storia
di GIULIA BELARDELLI
AdA, l’Anello di Accumulazione nel quale per la prima volta gli esseri umani riuscirono a ricreare in piccolo ciò che potrebbe essere avvenuto durante il Big Bang, compie cinquant’anni. A costruire la macchina che cambiò per sempre la storia della fisica delle particelle fu un gruppo di fisici dei Laboratori Nazionali di Frascati 1, fiore all’occhiello dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.
La vita di AdA fu breve e intensa: le bastarono tre anni per dimostrare agli occhi increduli del mondo che sì, facendo scontrare fasci opposti di particelle era possibile osservare il comportamento della materia in condizioni altrimenti impensabili. Il primo dicembre Frascati si appresta a festeggiare l’Anello con una cerimonia a cui parteciperà anche la città di Orsay, legata con un “patto di scienza” ai laboratori dell’INFN.
Tra gli ospiti d’onore ci sarà anche Carlo Bernardini, uno dei protagonisti di quella straordinaria avventura. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la “sua” AdA e di svelarci i segreti della fisica di quegli anni. Quando la responsabilità della scoperta era affidata a un manipolo di ventenni che passavano le notti a creare come maghi fasci di particelle… (continua a leggere su La Repubblica)