Fonte: Corriere della Sera
Ci siamo dimenticati il valore dei «beni immateriali» frutto della scienza. Una protratta negligenza politica e culturale verso di essi costituirebbe uno dei peggiori segni di decadenza del Paese. Se la politica continua a trascurare la crescita di questi beni vuol dire che si tende consapevolmente ad un rovesciamento dei valori: superate le soglie di irreversibilità si cadrebbe nel sottosviluppo.
L`analisi emerge da un rinnovato appello contenuto in un manifesto diffuso da una delle istituzioni scientifiche italiane più antiche, la Società italiana per il progresso delle scienze (Sips). Fondata addirittura 172 anni fa, oggi è presieduta da due illustri scienziati, il fisico Carlo Bernardini e l`ingegnere nucleare Maurizio Cumo. L`Unità era ancora lontana e il Paese era tagliato dai confini e da interessi contrastanti ma i soci-scienziati avevano il coraggio di riunirsi per la prima volta a Pisa nel 1839 al fine di stimolare un futuro con radici nella scienza, considerandola indispensabile anche alla politica.
Il seguito della storia ha prodotto alcuni risultati ed eccellenti cervelli, ma oggi non si può dire che lo spirito dei fondatori della Sips, dopo quasi due secoli, si sia concretizzato come avevano sognato.
La crisi economica in cui l`Occidente è precipitato non favorisce certo le scelte ma la Penisola brillava anche prima della grave contingenza per il suo distacco dalla ricerca, frutto di una cultura inadeguata e arretrata che influenza la politica quanto la vita civile in generale.
Bisogna reagire alla sommersà involuzione – invita giustamente il Manifesto – e il governo sostenga enti di ricerca e università affinché diventino centri di attrazione dei giovani arrestando la loro fuga.
Con il rigore che la scienza stessa impone valutandone il lavoro e valorizzando le idee. Condividiamo qualche segnale positivo che l`Europa sta lanciando, salvaguardando anche una ricerca libera e non totalmente piegata ai piani delle finalità pubbliche. Un giusto equilibrio, insomma.
Come ignorare l`appello se si ha a cuore un ragionevole futuro o, meglio, la sopravvivenza?
Giovanni Caprara