Valutare la Ricerca sì, ma valutare in modo corretto.

E’ bene affermare con chiarezza un dato di fatto che per gli addetti ai lavori può apparire banale: la valutazione nel mondo della Ricerca è pratica non solo accettata, ma comune e quotidiana, una modalità operativa assolutamente naturale per la maggior parte dei ricercatori.

Si viene valutati sia ex ante, ovvero prima di intraprendere una ricerca, quando si presentano progetti alle istituzioni scientifiche, quando si partecipa a bandi per finanziamenti e grant a livello nazionale e internazionale, quando si richiede l’utilizzo di infrastrutture di qualsiasi tipo (dagli acceleratori di particelle, nel nostro caso, ai microscopi, laboratori, ma anche l’accesso a database, archivi, documenti, biblioteche, ecc.), sia come singoli scienziati, sia come gruppi di ricerca.

Si viene poi valutati ex post, sui risultati delle proprie ricerche, di nuovo in varie sedi: quando si rendicontano i fondi utilizzati alle agenzie finanziatrici, quando ci si propone per un incarico o per un avanzamento di carriera, quando si inviano le proprie pubblicazioni agli editori delle riviste, che immancabilmente si avvalgono di revisori imparziali e anonimi (il ben noto processo di peer-review).

Ci sono – come in tutti i campi – delle storture e degli abusi. Basti pensare agli scandali di alcuni concorsi, universitari e non, ma esistono anche un numero molto superiore di valutazioni in buona fede, di cui, ovviamente, non si parla mai. Molti di noi, certamente, hanno almeno un’esperienza negativa in  una qualche selezione, concorso, esame o altra valutazione. Questo è certamente migliorabile, anche  cercando di avvalersi di soggetti valutatori terzi, ovvero completamente indipendenti, ma soprattutto utilizzando metodologie corrette e riconosciute a livello internazionale.

Parlando di valutazione della Ricerca, poi, viene da chiedersi (come ha fatto di recente il Presidente della CRUI, prof. Mancini): in quali altri settori le risorse sono soggette, anche parzialmente, ai risultati conseguiti? In quali altri ambiti la cadenza delle valutazioni è così incalzante?

A titolo di esempio, posso testimoniare sulla realtà degli Enti di Ricerca, nei quale un ricercatore (o tecnologo, la carriera è assolutamente parallela) avanza fino al massimo livello della sua carriera attraverso una serie di 4 concorsi pubblici nazionali: il dottorato di ricerca (a rigore di legge titolo non richiesto, ma diventato richiesta minimale de facto), l’assunzione al III livello professionale (per quei pochi posti disponibili, ridotti oramai al lumicino dalla stretta sul pubblico impiego), la progressione al II (primo ricercatore) e – eventualmente, in una frazione infatti minoritaria, al I livello (dirigente di ricerca).


A che giova allora chiedere, come fanno i proff. Andrea e Pietro Ichino (Senatore della Repubblica), di utilizzare i dati della Valutazione della Qualità della Ricerca, VQR 2004-2010, per valutare i singoli ricercatori, quando emerge molto chiaramente che questo non è possibile, perché questi dati non permettono di fare questa valutazione in modo corretto?

La stessa Agenzia per la valutazione (l’ANVUR), il Ministro Profumo, e una grandissima parte della comunità che si occupa di valutazione (basti leggere il dibattito che da lungo tempo, e con elevato livello di approfondimento si svolge sul sito www.roars.it), hanno messo molto chiaramente in luce che non è possibile dare una valutazione non solo equa, ma anche solo sensata, di un singolo ricercatore attraverso i dati VQR, per come questi vengono raccolti, senza tenere conto del complesso dell’attività scientifica e senza dare la possibilità ai ricercatori di mettere in luce i propri risultati migliori.

Questo non è certo il modo migliore per avviare un discorso serio sulla valutazione, e non solo nel mondo dell’Università e della Ricerca, ma più in generale nella Pubblica Amministrazione. Non è, infatti, attaccando il complesso della comunità accademica e scientifica che si può rendere giustizia di abusi e nepotismi di una parte ben precisa che, come spesso capita in questi casi, riuscirà ad uscire indenne, a danno di quanti, in buona fede, sottostanno alle norme anche quando sono discutibili o poco comprensibili, come in questo caso quelle stabilite dall’ANVUR.


Occorre quindi chiedere soprattutto trasparenza e chiarezza, senza lanciare campagne – probabilmente di facile presa – come quella dei professori Ichino, certamente inappuntabili dal punto di vista delle intenzioni dichiarate (il merito, la trasparenza, l’efficienza della Pubblica Amministrazione, come richiesto persino dalla nostra Costituzione), ma di dubbio esito se invocano poi l’uso di strumenti non corretti e adeguati.

I ricercatori dell’INFN lo hanno fatto, sottoscrivendo un appello/dichiarazione, ed è come loro rappresentante che ho chiesto al nostro Presidente di farsi garante presso tutti gli attori in gioco, a partire dal MIUR, affinché non venga tradita la fiducia che hanno accordato a chi chiedeva loro di affidare la valutazione complessiva dell’Istituto a un campione non rappresentativo della qualità dei singoli, come esplicitamente richiamato sul sito ANVUR:

Perché il Bando parla di “soggetti valutati” quando la valutazione viene effettuata solo sulle strutture?

Si tratta di una espressione sintetica. I soggetti valutati sono i protagonisti del processo di valutazione in quanto sottopongono i prodotti. Essi sono soggetto, non oggetto della valutazione. La valutazione ha ad oggetto solo le strutture e i dipartimenti universitari o strutture affini, ove presenti negli enti di ricerca.

5 pensieri su “Valutare la Ricerca sì, ma valutare in modo corretto.

  1. 28/05/12 19:18
    Oggetto: lettera a ANVUR e CIVIT
    A: andrea.ichino@unibo.it

    Gentile prof. Andrea Ichino,
    non sono riuscito a trovare un recapito del sen. Pietro Ichino, cofirmatario dell’iniziativa sulla pubblicazione dei risultati intermedi della VQR 2004-2010, recentemente pubblicata sul sito http://www.pietroichino.it e ripresa dal Corriere della Sera. Le invio, quindi, con preghiera di estendere al prof. Pietro Ichino, le mie considerazioni in merito:
    https://iononfaccioniente.wordpress.com/2012/05/28/valutare-la-ricerca-si-ma-valutare-in-modo-corretto/

    Con i miei saluti,

    Paolo Valente
    Rappresentante dei ricercatori nel CD dell’INFN
    (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare)

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