Nell’intervista rilasciata da Mario Monti di qualche giorno fa a Sette ha suscitato molta attenzione una sua frase sulla “generazione perduta” dei 30-40enni. In particolare, parole come
Le risposte corrette l’Italia avrebbe dovuto darle dieci, venti anni fa, gestendo in modo diverso la politica economica, pensando di più al futuro e un po’ meno all’immediato presente. Alcide De Gasperi diceva che il politico pensa alle prossime elezioni, mentre l’uomo di Stato pensa alle prossime generazioni. Lo sottoscrivo. Quindi la verità, purtroppo non bella da dire, è che messaggi di speranza – nel senso della trasformazione e del miglioramento del sistema – possono essere dati ai giovani che verranno tra qualche anno. Ma esiste un aspetto di “generazione perduta”, purtroppo. Si può cercare di ridurre al minimo i danni, di trovare formule compensative di appoggio, ma più che attenuare il fenomeno con parole buone, credo che chi in qualche modo partecipa alle decisioni pubbliche debba guardare alla crudezza di questo fenomeno e dire: facciamo il possibile per limitare i danni alla “generazione perduta”, ma soprattutto impegniamoci seriamente a non ripetere gli errori del passato, a non crearne altre, di “generazioni perdute”.
hanno suscitato reazioni pienamente giustificate come quelle di Matteo Pascoletti, il quale si sente di chiedere al presidente del Consiglio risposte decisamente più incisive per un problema politico, quello della garanzia di prospettive certe di lavoro e carriera a una parte cospicua della cittadinanza, su cui in pratica si è deciso di soprassedere.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/mente-fredda/chi-vuole-salvare-la-generazione-perduta#ixzz22C5TKSnD
ho letto anche l’altro blog… reputo che la cura proposta sia peggio della malattia! è comunque difficile trovare una soluzione… dalle mie parti si direbbe “ll’è buriana!” ps: ho 29 anni.
La risposta è: Nessuno!
Hanno valutato che conviene buttare via il “superfluo” e ricominciare!
Grazie!