L’Istituto nazionale di fisica nucleare a marzo aveva piazzato in Sicilia, 80 chilometri al largo di Capo Passero, una torre subacquea per osservare queste particelle che viaggiano nell’universo. Cosa molto difficile fuori dall’acqua. Ma le sue “orecchie” hanno già catturato il passaggio di due cetacei. E la missione cambia
di ELENA DUSI

NELLA RETE che doveva catturare i neutrini sono finiti invece dei capodogli. Tutt’altra stazza rispetto alle attese, per la scoperta che l’Istituto nazionale di fisica nucleare ha fatto in Sicilia, 80 chilometri al largo di Capo Passero, in Sicilia. Qui a marzo era stata installata una torre sottomarina per osservare i neutrini che viaggiano nell’universo. A contatto con l’acqua, queste particelle infinitamente piccole e quasi prive di massa emettono una debolissima scia di luce azzurrina, invisibile a occhio nudo, e una minuscola onda sonora. Il rilevatore sottomarino è in grado di osservarle grazie a migliaia di sensori ottici piazzati sulla torre. Accanto agli “occhi”, lo strumento dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) ha però anche delle orecchie. Sull’impalcatura fissata a 3.500 metri di profondità e alta 450 metri sono stati montati 14 sensori acustici, capaci di captare le comunicazioni fra cetacei e di capire se il traffico delle navi o l’inquinamento acustico sotto al mare stanno disturbando la vita degli abitanti primigeni del mare…
continua su repubblica.it