Posted by Giorgio Sirilli on 23 novembre 2013 at 10:08
«Abbiamo appena terminato un’operazione importantissima che è stata la valutazione della qualità della ricerca, un’operazione lunga che è durata valutando qualcosa come 15.000 prodotti fatti in Italia e ha dato dei risultati molto importanti. Perché abbiamo un censimento e abbiamo scoperto cose importantissime […] Il CNR: abbiamo il 30% di persone che sono inattive, dove inattive vuol dire che nel giro di sette anni queste persone non hanno prodotto un saggio che sia al di sopra di livelli e di standard minimi di ricerca» (Tito Boeri, Porta a Porta – 21 novembre 2013, minuto 23). Queste affermazioni sono vere o false?
Durante la trasmissione “Porta a Porta” su RAI 1 del 21 novembre Tito Boeri ha ancora una volta portato il suo prezioso contributo alla soluzione dei problemi della ricerca e dell’università italiana. Il docente della Bocconi ha affermato due cose.
- Che bisogna puntare le poche risorse pubbliche sulle università eccellenti e, conseguentemente, lasciare al proprio destino quelle ritenute inefficienti.
- Che, secondo i risultati della VQR, “Al CNR il 30% delle persone sono inattive, in 7 anni non hanno prodotto un saggio al di sopra dei livelli minimi standard della ricerca”.
Il suo pensiero non si discosta da quello di altri bocconiani. Già dieci anni fa Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, in un articolo su “lavoce.info” scrivevano:
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