Esito amaro di una vicenda specchio del Paese

La cronaca la pubblica il Corriere della Sera (riportato sotto) ed è sufficientemente accurata. Il dettaglio è che l’emendamento originale (1.153), presentato da un gruppo di autorevoli senatori PD, è stato immediatamente fatto proprio dal Governo, e quindi approvato dalla Commissione V – Bilancio del Senato della Repubblica.

Le risorse necessarie alle infrastrutture di ricerca dell’INFN (in sostituzione del non più realizzabile progetto Super-B), provenienti dal bilancio ordinario dell’INFN stesso, al quale è stata sottratta anno per anno una quota pari a circa l’8% del suo budget (quindi una fetta non trascurabile della spesa disponibili per gli investimenti di ricerca), vengono ‘stornate’ e confluiscono nel – certamente tartassato – fondo ordinario delle università (l’FFO), tagliato e ritagliato in questi ultimi anni dai Governi. Tre semplici considerazioni, da semplice cittadino:

– Si tratta di una goccia nel mare, 40 milioni su 7000, neanche l’1%;

– Come nota l’on. Ghizzoni, pure autorevole componente della compagine governativa, queste poche risorse vengono indirizzate ‘calderone generale’ senza alcuna garanzia, al momento, che saranno effettivamente dedicate al ‘merito’;

– Non c’è stata esitazione rispetto alle conseguenze, per la ricerche che quei fondi avrebbero dovuto finanziare, né alcun cenno esplicito a se e come si potranno – eventualmente – recuperare.

Dunque, una bandiera da piantare, quella del riconoscimento del merito, a scapito di un’altra, i progetti-bandiera appunto del Piano Nazionale della Ricerca 2010-2013 pomposamente varato dall’allora ministro IUR, on. Gelmini, che doveva dotare il Paese di ambiziose infrastrutture di ricerca, che evidentemente invece non si può permettere.

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Note aggiuntive

Parlando con alcuni amici, mi sono reso conto che la vicenda è complessa e non tutti ne conoscono i dettagli. Tra l’altro, potrebbe sembrare una (ennesima) guerra tra poveri, per un gruzzoletto anche poco significativo, tra un ente di ricerca e l’università.

Niente di più fuorviante.

Un riassunto molto sintetico della cancellazione del progetto bandiera Super-B lo ha fatto La Repubblica qualche tempo fa (leggi qui), ma il punto che mi preme sottolineare è che il problema non è certo l’attribuzione di 40 milioni al FFO delle università (meglio sarebbe se poi fossero veramente attribuiti in base a una forma sensata di valutazione del merito, ma questo è un altro problema…).

Il dettaglio non trascurabile è invece che non è esatto dire che per questo scopo vengono utilizzati dei residui che non si saprebbe altrimenti come spendere, ma dei fondi di fatto sottratti direttamente al budget ordinario di un singolo ente di ricerca (l’unico, probabilmente, che aveva ancora una minima capacità di investimento in ricerca).

budget-001

Il livello di finanziamento nominale dell’INFN è tornato al livello del 1985, con una perdita enorme di valore dovuta all’inflazione. Un’erosione continua del budget a partire dalla fine degli anni ’90 che i tagli per gli accantonamenti ‘bandiera’ e ‘premiale’ hanno reso drammatico.

Nei tre passati anni, infatti, all’INFN è stato sottratto (come a tutti gli enti di ricerca vigilati dal MIUR, naturalmente) una quota pari all’8% del budget, pari a circa 21 milioni. In realtà questi fondi sono stati (più o meno) riassegnati all’INFN, ma sotto forma di finanziamento vincolato al progetto bandiera ‘Super-B factory’:

– una quota pari a 19 milioni nel decreto di riparto 2010, versati al consorzio Cabibbo-Lab che progetta e doveva costruire l’acceleratore;

– ulteriori due quote pari a 22 milioni nel 2011 e poco più 18 nel 2012, assegnate ma non versate, perché nel frattempo era diventato chiaro che il Ministero non avrebbe mai potuto finanziare un progetto dal costo inizialmente valutato in poco meno di mezzo miliardo, poi ulteriormente cresciuto.

Niente di paragonabile ai 250 milioni vagheggiati nel PNR (o meglio, ci sarebbero voluti 10 anni ad accumulare un tale finanziamento, comunque insufficiente a realizzare il progetto).

Sarebbero, dunque, i 22 milioni attribuiti nel decreto di riparto del 2011 i primi ad andare in perenzione, se non riassegnati e impegnati.

Non appena un comitato di esperti indipendenti – nominati dallo stesso Ministero – ha dato il parere che tale progetto non poteva essere realizzato, l’INFN ha immediatamente illustrato al MIUR quali progetti alternativi intendeva realizzare con questi (suoi) fondi. Per ottenere la nuova destinazione, però, era necessaria una legge, perché il meccanismo dei progetti bandiera era stato inserito dall’allora ministro Gelmini nel D.lgs. 213/2009 di riordino degli enti.

E il ministro Carrozza, in effetti, ha inserito nel decreto ‘istruzione’ (D.L. 104/2013) una norma (art. 23, comma 2, che va appunto a modificare il citato decreto di riordino)  che prevede appunto la possibilità per il MIUR di ridestinare i fondi di progetti bandiera non utilizzati,  sempre alle finalità degli enti di ricerca (evidentemente nel frattempo ha cambiato idea…).

L’INFN, viste le difficoltà delle sue grandi strutture di ricerca, non solo non più sviluppate ma anche severamente limitate nell’operatività e nelle manutenzioni proprio a seguito del taglio dell’8%, ha immediatamente presentato un progetto – articolato su 4 laboratori sul territorio nazionale – per il consolidamento dei propri acceleratori di particelle, cioè i gioielli dell’Ente, ciò che sa costruire e che esporta in Italia e nel mondo (basti pensare al Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica di Pavia). Un progetto, dunque, non solo realizzabile, ma anche necessario per rilanciare le infrastrutture di ricerca nazionali.

Chissà se nel 2014 – che la ministra ha annunciato essere l'”anno del ricercatore” – sarà possibile correggere questa situazione.

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1.153-bis

IL GOVERNO

APPROVATO

Dopo il comma 20, aggiungere i seguenti:

        «20-bis. Le somme iscritte nel conto dei residui del capitolo 7236 ”Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca” dello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, relative al progetto bandiera denominato ”Super B Factory” inserito nel Programma nazionale della ricerca 2011-2013, nel limite di 40.357.750 euro, sono mantenute in bilancio per essere versate all’entrata del bilancio dello Stato quanto ad euro 22.000.000 nell’anno 2014 e quanto ad euro 18.357.750 nell’anno 2015 per la successiva riassegnazione, nei medesimi anni, al Fondo per il finanziamento ordinario delle Università statali dello stato di previsione dello stesso Ministero.

        20-ter. Alla compensazione degli effetti finanziari in termini di fabbisogno e di indebitamento netto derivanti dall’attuazione del comma l si provvede mediante corrispondente utilizzo per euro 22.000.000 per l’anno 2014 ed euro 18.357.750 per l’anno 2015 del Fondo per la compensazione degli effetti finanziari non previsti a legislazione vigente conseguenti all’attualizzazione di contributi pluriennali, di cui all’articolo 6, comma 2, del decreto-legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189, e successive modificazioni.

        20-quater. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio».

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L’articolo sul Corriere della Sera:

Salvi i 41 milioni per le università «virtuose»

Sbloccati i fondi per gli atenei più attivi nella ricerca ma saranno spalmati su due anni. Ghizzoni (Pd): «Ora vanno blindati con un provvedimento ad hoc o finiranno nel calderone»

E’ passata quasi inosservata, la proposta di modifica n.1153–bis al Disegno di legge n.1149 approvata in commissione Bilancio alla Camera giovedì scorso: eppure quelle poche righe, che oggi saranno portate in discussione nell’aula del Senato, rappresentano una sorta di rivincita per gli atenei virtuosi italiani. Tornano infatti in bilancio i 41 famigerati milioni che all’ultimo momento, durante la conversione definitiva in legge del decreto scuola, erano «spariti». Allora si parlò di un problema puramente «tecnico»: il ministero dell’Istruzione non avrebbe più potuto iscrivere quelle risorse a bilancio, con l’aggravante che i fondi previsti, destinati agli investimenti, non potevano essere dirottati verso le spese correnti delle università. Ma i rettori, sostenuti dal Corriere della Sera, videro quella sottrazione repentina di risorse come uno smacco: quei 41 milioni infatti, se inseriti nel bilancio del 2013, avrebbero potuto finanziare le università che avevano fatto meglio, ma che erano vincolate dalle norme di redistribuzione del fondo ordinario.

DUE TRANCHE – Il provvedimento dell’altro giorno, che dopo l’avallo del Senato passerà alla Camera, dovrebbe riparare in parte a quell’offesa. In parte perché in realtà il 2013 è agli sgoccioli e i fondi vengono distribuiti sui prossimi due anni: si tratta, per la precisione, di 40.357.750 euro, che vengono dirottati dal progetto bandiera «Super B factory» dell’Istituto nazionale di fisica nucleare – un progetto enorme risalente al 2010 che nel tempo è stato ridimensionato – e messi nel Fondo per il finanziamento ordinario delle università statali in due tranche. La prima, da 22 milioni, sarà attribuita nel 2014, mentre la seconda, da 18 milioni circa, verrà stornata nel 2015. Questa volta l’operazione ha il via libera del ministero delle Finanze, per cui il ministero dell’Istruzione confida nel fatto che non ci saranno sorprese dell’ultimo minuto. E che quei fondi potranno essere stornati direttamente per gli atenei che hanno ottenuto le migliori performance. «Attenzione, però – avverte il presidente della commissione Cultura alla Camera Manuela Ghizzoni (Pd) –. L’emendamento al ddl sugli enti locali prevede che i fondi non vadano alle università virtuose, ma al fondo ordinario per le università: questo significa che vanno ad arricchire il fondo generale, che quest’anno, grazie ai 150 milioni della legge di stabilità, è arrivato a 7 miliardi. La quota premiale, cioè quella destinata alle università più brave per capirci, è stabilita per legge: quest’anno era il 13,5%, l’anno prossimo sarà il 20%. Ma questi 22 milioni vengono buttati per così dire nel calderone generale: per carità, aumentare il fondo significa comunque aumentare la percentuale destinata anche alle università virtuose. Ma solo se il ministro Carrozza fa un provvedimento ad hoc per blindare quelle risorse per gli atenei virtuosi, allora questi soldi andranno direttamente a loro».

9 pensieri su “Esito amaro di una vicenda specchio del Paese

  1. Giustamente parli di conclusione amara..sarebbero da interrogare (almeno) Tocci e la Di Giorgi, che dovebbero sapere di cosa si parla quando si parla di ricerca.

  2. La soluzione ci sarebbe: smettere di finanziare generosamente la ricerca europea, specialmente l’ERC, in cui l’Italia fallisce clamorosamente, con un ritorno che è solo il 60% di quanto investito, e devolvere queste somme alla ricerca in Italia. Ma da una classe politica come l’attuale (destra=sinistra), genuflessa di fronte a Bruxelles, non c’è da aspettarsi nulla di buono…

  3. La superB occorreva farla con soldi “freschi” oppure non sarebbe stata fatta… cosi’ si diceva… e ora invece non abbiamo piu’ nemmeno i soldi “vecchi”…
    Vista dal punto di vista del Ministro la decisione non fa proprio una piega: questi soldi non li avete impegnati IN TUTTO QUESTO TEMPO, non vi basterebbero comunque, siete andati avanti senza di essi TUTTO QUESTO TEMPO, fino ad ora… ergo non vi servono.
    Vista dal punto di vista nostro, mah, meglio non commentare.

    • Certo. Però fino all’approvazione del decreto legge ‘scuola’ (DL 104/2013) non potevano essere utilizzati per fare le altre tante belle cose (con gli acceleratori di particelle) noi sappiamo e vogliamo fare. A quel punto, 5 minuti dopo l’approvazione della legge, ‘noi’ abbiamo chiesto di stornare quei fondi su un progetto di consolidamento degli acceleratori di particelle nei 4 principali laboratori che è: a. compatibile con i fondi che (erano) disponibili, b. serviva a potenziare e utilizzare al meglio gli investimenti già fatti dall’Ente in questi anni (diciamo 20, parlando di Frascati per esempio). Quindi se lo stesso soggetto, il Ministero, prima non ti autorizza a utilizzare i fondi, e poi te li leva perché non li hai usati… meglio non commentare

  4. Quanto tu dici e’ giusto. Era il meccanismo-bandiera che esautorava l’ente dall’utilizzo diretto di una frazione consistente del proprio bilancio, lasciandolo vincolato a un dato progetto. Questo meccanismo, che fu salutato con estrema positivita’ al momento del suo varo (se non caldeggiato nella sua ideazione), ha purtroppo alla fine rivelato la sua natura intrinseca: per noi (solo per noi?) e’ stato un altro “taglio” nascosto. Mi e ti chiedo: se ci fosse stata piu’ chiarezza nell’interpretazione reale della situazione (i soldi per fare la super B non c’erano e non ci sarebbero stati) si sarebbe potuto evitare questo grave danno?

    • E chi lo sa… Certo, aver perseguito un progetto da >mezzo miliardo (adesso inutile avvitarsi in polemiche se fossero 450 milioni o meno, con il personale, con l’iva o senza, eccetera) avendo la garanzia, da PNR, di 125 milioni e la promessa di altri 125 milioni non lasciava presagire nulla di buono già ai tempi.
      Poi, se arrivano 25 milioni all’anno (qualcosa in meno in realtà, ma lasciamo perdere), dovrebbe diventare chiaro anche che per arrivare a 250 milioni ci vogliono 10 anni…

  5. Bella Figura… Tra i due litiganti il terzo gode! Resta il rammarico di una classe DIRIGENZIALE assolutamente inadeguata. A casa a zappare la terra altro che Scienziati!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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