Rapporto ANVUR 2013: una tabella un po’ fuorviante

Update:

A quanto pare i questionari ISTAT contengono come voci “spese di Ricerca e Sviluppo” due macro-voci: spese correnti e spese in conto capitale. Le prime si articolano nelle seguenti sotto-categorie:

Spese di personale interno (dipendenti) impegnato in R&S, quindi ricercatori, tecnologi, tecnici e altro personale di supporto; Spese di personale esterno (consulenti) impegnato in R&S e “Altre spese correnti”.

Quindi la colonna “% spese di personale” si legge “% di spese di personale interno rispetto alla spese correnti totali”, che di fatto comprendono solo spese di personale (a parte la non meglio specificata “altre spese correnti”).

Torna dunque che la percentuale 87.2%, per un totale di circa 143 milioni, è la spesa per i dipendenti INFN (a tempo indeterminato e determinato), rispetto al totale che include i collaboratori, co.co.co, eccetera, e NON CERTO, come si poteva essere indotti a pensare, la percentuale della spesa di personale rispetto al budget totale.

Quindi nella tabella successiva il significato della colonna “% rapporto tra spesa in ricerca e entrate di competenza” è invece contro-intuitivamente “% tra le spese di personale (impegnato nella ricerca) e le entrate di competenza“, che appunto, viste le percentuali, sembra essere molto più comprensibile. Le percentuali superiori al 100%, allora, dovrebbero dipendere da una grossa fetta di personale impegnato in ricerca pagato da entrate non correnti (tipicamente contratti a tempo determinato finanziati da altre fonti).

 


Nella tabella II.1.3.2 – Spesa totale in R&S degli enti di ricerca selezionati e ripartizione per tipologia di spesa (milioni di euro e valori percentuali), la colonna etichettata come “% spese personale” appare fuorviante, poiché non sembra trattarsi della percentuale di budget spesa per il personale, come si potrebbe supporre, ma piuttosto la “% di spesa interna” a cui si sommano le spese correnti, le spese in conto capitale e le ricerche commissionate a altri soggetti. Come parziale conferma, la somma delle colonne percentuali è in effetti 100%.

ii.1.3.2

Del resto, confrontando questo dato della “spesa totale in ricerca” della prima colonna con il budget totale di ciascun ente (entrate di competenza 2012), della successiva tabella II.1.3.3 appare probabile che si tratti in realtà della somma delle spese di personale e di ricerca, intese come spese per i progetti, mentre la percentuale di bilancio non “in ricerca”, ovvero la differenza tra il 100% e la percentuale nella quarta colonna della Tab. II.1.3.3, potrebbe essere composta dalle spese di funzionamento e delle infrastrutture di ricerca (sarebbe ragionevole, dal momento che è una percentuale del 8.7% per il CNR, del 54.5% per l’INFN), anche se questo dato risente dei fondi esterni (come dimostra il 152,4% dell’INAF che gode delle entrate dei progetti ASI).

ii.1.3.3

Resta il fatto quanto meno bizzarro di aver utilizzato i dati di una rivelazione ISTAT piuttosto che – per esempio – i corposi piani triennali (che sono in realtà dei veri e proprio resoconti di attività di ciascun ente) che ogni anno gli enti di ricerca inviano al MIUR.

7 pensieri su “Rapporto ANVUR 2013: una tabella un po’ fuorviante

  1. “Resta il fatto quanto meno bizzarro di aver utilizzato i dati di una rivelazione ISTAT piuttosto che – per esempio – i corposi piani triennali”…
    Forse perché i piani triennali sono un autovalutazione e non una valutazione esterna, magari sbagliata ma idealmente imparziale? Forse bisognerebbe più che altro chiedersi come questi dati siano diventati la base dati dell’istat.

    • veramente i piani triennali vengono approvati dai ministeri vigilanti, così come i bilanci. la rivelazione istat quella sì era una auto-rivelazione

      • auto-rivelazione… che vuol dire i dati qualcuno li avrà forniti? stanno scritti da qualche parte? sono stati male interpretati? cosa e’ successo? non credo che l’istat si diverta a pubblicare dati auto-rivelati per qualche motivo strano.

    • Il PTA è uno strumento definito da DECRETO LEGISLATIVO 31 dicembre 2009, n. 213 “2. Il predetto piano e’ valutato e approvato dal Ministero, anche
      ai fini della identificazione e dello sviluppo degli obiettivi
      generali di sistema, del coordinamento dei piani triennali di
      attivita’ dei diversi enti di ricerca, nonche’ del riparto del fondo
      ordinario per il finanziamento degli enti di ricerca.”

      • non mi sono andato a leggere decreto, ma da quello che riporti virgolettato, mi sembra chiaramente che si spieghi il tutto: il PTA non e’ uno strumento di VALUTAZIONE, ma di “identificazione e dello SVILUPPO degli obiettivi”. pertanto mi pare chiaro che non possa essere usato come strumento valutativo delle attività dell’ente.

  2. Il fatto che si sia inteso come “spesa in ricerca” qualcosa che è tutt’altro non può essere casuale. Come non può esserlo la scelta di questionabili dati ISTAT invece dei Piani Triennali. Non credo proprio a al CNR faccia piacere che si scriva a chiare lettere che del suo budget spende in ricerca pochi percento…

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