Fonte: repubblica.it
Vive in un camper vicino all’università “Sapienza” di Roma, Antonio Francioso, 25 anni, dottorando in biochimica. “Non posso permettermi una stanza”, spiega. Dal canto suo, Martino di Salvo, 45 anni, ricercatore e docente di biochimica sempre alla “Sapienza”, mostra i buchi sul soffitto del laboratorio: “Ci piove dentro”, racconta, e non risparmia l’ironia per i macchinari decisamente vintage a sua disposizione, nonché per l’impianto elettrico non a norma. Un’altra ricercatrice, tornata in Italia, lavora in un “lab” senza cappa e rimpiange l’Inghilterra.
Storie di ordinaria desolazione per i “cervelli” che rimangono. Poi il rammarico dei docenti lasciati con pochi fondi come Anna Tramontano, titolare della cattedra di bioinformatica, e storie di successo per chi va via dall’Italia. “Senza la borsa per brillanti e giovani ricercatori dell’Istituto di sanità statunitense (Nih), oggi non sarei professore, non avrei un mio team e un mio laboratorio”, dice il 37enne Italo Tempera che ora lavora a Filadelfia al “Fels Institute for Cancer ” e insegna medicina alla Temple University. Mentre Piero Lapicca, 29 anni, fa le valigie per Yale dove potrà continuare il suo studio sul tumore al seno. “Spero – afferma – che il governo italiano si decida a puntare sull’innovazione e la ricerca per diventare nuovamente un Paese ricco e competitivo”.
(Video e testo di Francesca Spatola)