La spesa in ricerca e sviluppo in Italia è tra le più basse d’Europa
Ricerca a tempo determinato Quasi la metà dei lavoratori nei 46 enti pubblici di ricerca hanno contratti a termine. È il caso anche dell’Istat e dei 376 precari sui quali ricade il compito di svolgere una parte rilevante dell’attività, come la produzione di statistiche ufficiali. L’approfondimento nel numero di giugno di Ae con un’intervista a Paolo Weber, direttore generale reggente dell’Istituto —
di Michele Ciccone – 16 luglio 2014
TRATTO DAIl precariato colpisce anche la ricerca pubblica. Il fenomeno riguarda ad esempio l’Istat, i cui ricercatori, tecnologi e collaboratori tecnici con contratto a tempo determinato sono circa il 47% del personale tecnico, e il 17% circa del totale dei dipendenti. Il loro numero è diminuito (nel 2011 erano 419) ma oggi sono ancora 376. Si tratta di precari “attempati” -l’età media è di circa 37 anni-, con alle spalle varie esperienze di precariato in altri enti pubblici di ricerca.
Tutti i 376 assunti nel 2010, quasi tutti con contratto in scadenza a dicembre di quest’anno (4 di loro tra maggio e giugno prossimi).Il caso dell’Istat non è però un’eccezione. In Italia, in base ai dati forniti dalle amministrazioni dei singoli enti pubblici di ricerca, i ricercatori, tecnologi e collaboratori tecnici con contratto a tempo determinato rappresentano in media quasi il 44% del totale presente in quegli enti…