Legislatura 17ª – 7ª Commissione permanente – Resoconto sommario n. 114 del 29/07/2014
Enti pubblici di ricerca (n. 235)
(Seguito dell’esame, ai sensi dell’articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti di cui all’articolo 50, comma 2, del Regolamento e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta dell’8 luglio, nel corso della quale – ricorda ilPRESIDENTE – il relatore Bocchino ha illustrato una nuova bozza di risoluzione pubblicata in allegato al resoconto di quella seduta.
Il ministro Stefania GIANNINI esprime anzitutto un ringraziamento alla Commissione per l’invito a discutere su un tema così rilevante il cui esame è oltretutto a suo avviso assai tempestivo, tenuto conto che il Dicastero sta svolgendo una riflessione complessiva proprio sull’organizzazione degli enti di ricerca, coinvolgendo tutti i soggetti interessati. Afferma perciò preliminarmente che i tempi e i modi della discussione in atto sono senz’altro sintonici tra il Legislatore e l’Esecutivo. Nel precisare di voler svolgere preliminarmente alcune considerazioni generali sugli aspetti salienti del tema, assicura che si soffermerà successivamente sui singoli impegni previsti nello schema di risoluzione presentato dal Relatore.
Riepilogando l’attuale configurazione della ricerca, rileva che essa conta ben 24 enti vigilati da 7 Ministeri differenti e comprendenti più di 16.000 ricercatori e circa 6.200 unità di personale amministrativo. Delinea dunque tre obiettivi di riferimento quali: l’incremento dell’efficienza complessiva; la razionalizzazione del governo dei processi; un miglior impiego delle risorse disponibili. Auspicando un confronto su tali traguardi, sottolinea che la frammentazione, la disorganicità e la mancanza di una strategia nazionale rappresentano le mancanze più rilevanti del sistema. A tale riguardo tratteggia il quadro internazionale, evidenziando i diversi modelli attualmente esistenti in Europa e nel mondo, ispirati a suo avviso ad una visione più organica, strategica ed efficientista. Riepiloga indi il sistema tedesco, composto da organismi e strutture che richiamano ad una policy unitaria governata da alte commissioni che raccordano il livello federale con quello del Länder, nonché quello britannico, caratterizzato da distinti Research Councils raggruppati per affinità tematiche. A ciò si aggiungono – prosegue il Ministro – altri modelli che privilegiano un ente nazionale di coordinamento, come quelli finlandese e canadese, che delineano ipotesi parimenti interessanti. Segnala peraltro che la stessa Commissione europea ha distinto le research founding organisations dalle research performing organisations, al fine di mettere in risalto la diversità tra organismi che si occupano del finanziamento e organismi operativi in senso stretto.
Nella consapevolezza di dover individuare un modello attuabile in Italia, rileva criticamente l’assenza di un sistema nazionale della ricerca, la cui introduzione rappresenta perciò un intento condiviso ed urgente. Un altro aspetto non secondario – sottolinea il Ministro – è rappresentato dal finanziamento, tanto più che ad oggi il comparto della ricerca è purtroppo fortemente sottofinanziato. Ravvisa pertanto uno sbilanciamento rispetto alle risorse stanziate dagli altri Stati europei tenuto conto che il Dicastero può contare attualmente su circa 62 milioni di euro per la ricerca di base, confluiti nel Fondo per gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica (FIRST), a fronte di disponibilità economiche di altri Paesi pari a oltre centinaia di milioni di euro. Lamenta altresì che i Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN) contavano su 133 milioni di euro nel 2002 e su soli 38 milioni nel 2012 e che lo stesso Fondo ordinario per gli enti di ricerca (FOE) ha registrato progressive decurtazioni. In proposito ritiene che nella ricerca la dimensione quantitativa vada abbinata contestualmente ad una dimensione qualitativa al fine di creare le condizioni per l’ingresso di nuove generazioni, per innalzare il rapporto tra ricercatori e popolazione occupata e per adeguare l’Italia alle medie europee.
Giudica quindi indispensabile attuare una programmazione pluriennale legata ad un Piano nazionale della ricerca (PNR) più efficace, vincolante e meglio coordinato nonchè realizzare una programmazione dei fondi della ricerca integrata, evitando duplicazioni e sovrapposizioni. Afferma pertanto che il primo criterio ispiratore per incidere sulle infrastrutture della ricerca è il totale adeguamento ai principi di Horizon 2020, individuando pochi settori rispondenti alla cornice europea. Occorre inoltre una semplificazione normativa che punti alla collaborazione tra tutti gli enti e le istituzioni di ricerca, incluse le università, indipendentemente dai Ministeri di riferimento. Una considerazione unitaria della ricerca universitaria rispetto a quella degli enti consentirà infatti, a suo giudizio, di avviare un vero e proprio sistema nazionale della ricerca pubblica.
Invita poi a considerare la necessità di sviluppare un miglior rapporto di partenariato pubblico-privato non soltanto in termini quantitativi, a partire dalle esperienze già attive, come ad esempio i cluster tecnologici nazionali. Reputa peraltro che tali esigenze siano ancor più pressanti se si considera che è in atto la nuova programmazione europea dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020.
Ritiene altresì che non sia prioritamente emerso, nello schema di risoluzione, il tema della valutazione, che dovrebbe avere una collocazione più elevata in quanto principio cardine per lagovernance e per la razionalizzazione, e precisa di giudicare una “sana provocazione” la proposta, contenuta nella bozza di risoluzione, di una possibile nuova architettura istituzionale del sistema della ricerca, imperniata eventualmente sulla Presidenza del Consiglio dei ministri, pur non volendo difendere ad oltranza l’appartenenza della ricerca al Dicastero attuale. Piuttosto si dichiara interessata alla funzionalità del sistema e alla suddivisione tra compiti di programmazione generale e compiti strumentali di finanziamento, in modo che ciascuna policycorrisponda a precise competenze.
Enuncia inoltre tre livelli di lavoro rappresentanti da: una strategia nazionale fondata sul PNR, predisposto dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e approvato da un nuovo organismo, simile a quello canadese e finlandese, che potrebbe essere denominato Consiglio superiore della ricerca; un finanziamento ordinario da parte di una Agenzia che, sulla base del PNR e di indicazioni del Dicastero, attui gli interventi; aggregazioni tematiche dei ricercatori attraverso una rivisitazione dell’organizzazione degli enti, con conseguente omogeneizzazione del loro stato giuridico. A tale ultimo riferimento reputa urgente scorporare la ricerca dal comparto della Pubblica amministrazione, a cui si aggiunge l’obiettivo di un ringiovanimento dei ricercatori mediante un piano nazionale di assunzioni.
Nel sottolineare come tali obiettivi risentano di scelte politiche e culturali, ribadisce il suo interesse per un modello simile a quello britannico, manifestando comunque un atteggiamento laico rispetto alla possibilità o meno di escludere alcuni enti dalla vigilanza del Dicastero. In proposito, riconosce infatti che l’Agenzia spaziale italiana (ASI) ha caratteristiche particolari che la differenziano dagli altri enti di ricerca. In ultima analisi andrebbe a suo avviso ripensato l’assetto dei consorzi di ricerca che costituiscono il terzo pilastro del comparto.
Conclusa l’esposizione generale, il Ministro si sofferma sui singoli impegni contenuti nello schema di risoluzione, condividendone il n. 1 relativo al piano pluriennale di rifinanziamento pubblico, dal quale tuttavia chiede l’eliminazione dell’ultimo periodo, atteso che la funzione della cabina di regia andrebbe strutturata in maniera diversa. In merito all’impegno n. 2, sulla realizzazione degli obiettivi di Horizon 2020, concorda con le finalità, precisando che il PNR è in avanzata fase di redazione e reca 12 aree tematiche. Quanto all’impegno n. 3, sul rifinanziamento del FIRST, invita ad eliminare l’aggettivo “paritetico” riferito all’accesso a tali fondi, optando per una espressione che valorizzi la base competitiva indipendentemente dall’ente di appartenenza.
Relativamente all’impegno n. 4, sull’istituzione di un unico fondo che riassorba i progetti specifici, fa presente che è in corso il riassorbimento dei finanziamenti per specifici progetti all’interno del FOE. Segnala peraltro che la proposta di predisporre un obbligo di emanare PRIN interni potrebbe essere condivisa a patto che l’entità della cifra messa a bando giustifichi lo sforzo organizzativo; circa la questione del riparto triennale del FOE reputa opportuna una norma chiarificatrice, specialmente per le modalità di valutazione.
Con riferimento all’impegno n. 5, non ne condivide le conclusioni in quanto, in assenza di risorse aggiuntive, vincolare la quota premiale a detti fondi ulteriori comporta l’impossibilità della sua distribuzione, con conseguente mortificazione dei criteri meritocratici. In ordine all’impegno n. 6, sull’abolizione dei limiti al turn over, ravvisa la contrarietà del Ministero dell’economia e delle finanze pur giudicandone condivisibili le finalità. Precisa pertanto che potrebbe essere presa in considerazione un’applicazione selettiva della legislazione vigente utilizzando criteri di qualità scientifica e di impatto. Dopo aver concordato sull’impegno n. 7, inerente l’uniformità dello stato giuridico di ricercatori e tecnologi, segnala che il piano straordinario di assunzioni, di cui all’impegno n. 8, non deve essere affrontato solo in termini di riduzione del precariato, altrimenti si riassume in una stabilizzazione e non nell’immissione di giovani talenti. Rileva altresì l’esigenza di specificare, quanto all’impegno n. 9, che la razionalizzazione dei contratti di lavoro temporaneo negli enti di ricerca deve prevedere latenure track come unica alternativa al contratto co.co.pro.
Manifesta altresì adesione all’idea di una politica unitaria della ricerca, prevista nell’impegno n. 10, purché essa sia sviluppata sui diversi livelli di azione sopra citati, basati sulla creazione di uno strumento di coordinamento, eventualmente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, sull’istituzione di un’Agenzia nazionale per il finanziamento e sulla riorganizzazione ispirata a criteri di aggregazione tematica.
Concorda poi con l’impegno n. 11, riguardante lo scorporo della ricerca rispetto alla Pubblica amministrazione, nonché con l’impegno n. 12, nella parte che riguarda il potenziamento dell’attività di valutazione. In relazione all’impegno n. 13, sulle modifiche statutarie, concorda con l’auspicio di un adeguamento degli statuti e degli organi di governo degli enti evitando però un appesantimento della governance.
Dopo aver espresso condivisione sull’impegno n. 14, lettere a) e b), non concorda con l’impegno n. 14, lettera c), reputando piuttosto auspicabile un abbandono di uno strumento dell’assegno di ricerca e la diffusione di forme di ricercatore a tempo determinato tali da realizzare proprio il meccanismo della tenure track. Quanto all’impegno n. 14, lettera d), concorda con l’esigenza di porre fine al commissariamento, precisando comunque che l’ENEA è un ente vigilato dal Ministero dello sviluppo economico. In ultima analisi fa presente che l’impegno n. 14, lettera e), sul riconoscimento della diversa natura di enti impropriamente qualificati come enti di ricerca, è subordinato all’attuazione della riorganizzazione descritta in precedenza.
Il presidente relatore BOCCHINO (Misto-ILC) ringrazia il Ministro per la dettagliata analisi dello schema di risoluzione, che testimonia l’indiscussa attenzione del Governo nei confronti del settore. Considerata l’ampiezza dell’intervento del Ministro e stante l’approssimarsi dell’inizio dei lavori dell’Assemblea, propone di rinviare il seguito dell’esame ad un’altra seduta, compatibilmente con gli impegni del Ministro.
Si associa la senatrice DI GIORGI (PD), reputando utile un nuovo confronto con la Commissione rispetto ai numerosi temi sollevati.
Il senatore TOCCI (PD) domanda se è imminente la presentazione di un provvedimento di urgenza nei settori di competenza del Ministro.
Il ministro Stefania GIANNINI fa presente che esso sarà presumibilmente emanato alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.
Il seguito dell’esame è rinviato.
La seduta termina alle ore 14,55.