Si procede alla vecchia maniera, pre-Renzi. Si promette un finanziamento alla scuola, tre miliardi si era detto, almeno uno necessario per portare in cattedra 148 mila insegnanti precari. Ci si costruisce sopra, per sei mesi, una riformona ricca e articolata. Poi ci si accorge che l’Europa non scuce un centesimo, nonostante i proclami del premier. Piuttosto continua, come con Monti e con Letta al timone, a non farti spendere neppure gli euro che tu, Stato, Regione o Comune, hai in cassa. Si ammette, e al governo sono serviti altri sei mesi per questo, che bisogna trovare venti miliardi nella prossima legge di stabilità. Quindi, per garantire la riforma e le assunzioni, si fa partire un piano di spending review sui ministeri. Il tre per cento per tutti, lineare, alla Tremonti. Per il ministero dell’Istruzione fa un miliardo e mezzo secco. Un po’ di quel miliardo e mezzo si andrà a recuperare, sostiene Il Sole 24 ore, togliendo 400 milioni alla ricerca…
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