Addio a Giorgio Salvini, padre dei Laboratori Nazionali di Frascati INFN e dell’Elettrosincrotrone

ADDIO A GIORGIO SALVINI, PADRE DEI LABORATORI NAZIONALI INFN DI FRASCATI E DELL’ELETTROSICROTRONE

È scomparso nella sua casa a Roma, all’età di 95 anni anni, Giorgio Salvini, fisico di fama internazionale e padre dei Laboratori di Frascati dell’INFN, il primo laboratorio nazionale di fisica delle particelle. Era nato a Milano il 24 aprile del 1920.

“Un protagonista straordinario della rinascita della fisica italiana dopo la tragedia della diaspora e della guerra”, ricorda Fernando Ferroni, presidente dell’INFN. “Accettò giovanissimo il compito di organizzare e coordinare la costruzione del sincrotrone ai Laboratori di Frascati. Una macchina che nacque dalla volontà di proiettare l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare nell’eccellenza della fisica mondiale, e che lui rese realtà insieme a una squadra di giovani entusiasti. Nella sua lunga e splendida carriera scientifica, l’ottimismo della volontà ha sempre prevalso e questo è un lascito di cui l’INFN cercherà di far sempre tesoro”, conclude Ferroni.
Il suo primo lavoro scientifico rilevante Salvini l’aveva fatto da clandestino, nascosto dal suo professore e relatore Giovanni Polvani nelle stanze dell’Istituto di Fisica dell’Università di Milano. Erano gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale e Giorgio Salvini era un giovanissimo sottotenente del Genio degli Alpini, spiazzato come tanti dall’armistizio del 1943.
È a partire da quei lavori che Salvini inizia a farsi notare. In quel momento, lavora sulle interazioni mesoniche nei nuclei, prima di passare a occuparsi di raggi cosmici. Con questa linea di ricerca ebbe i primi successi e riconoscimenti, la cattedra e l’invito a Princeton dai colleghi americani nel ‘49. In quegli anni consolida amicizie e collaborazioni importanti con altri giovani fisici, come Gilberto Bernardini, Edoardo Amaldi ed Ettore Pancini, e continua a occuparsi con successo di raggi cosmici e rivelazione di particelle. Rientrato in Italia insegna Fisica Generale, e dal ‘53 viene nominato giovanissimo (ha appena 33 anni) direttore del progetto nazionale per la costruzione a Frascati di un elettrosincrotrone da 1.000 MeV. Nasce così la prima di una serie di macchine che consentirà ai Laboratori Nazionali di Frascati dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di diventare un centro di ricerca all’avanguardia nel campo della fisica delle alte energie.
Quando Salvini ne lascia la direzione nel 1960, i Laboratori sono ben avviati oltre a essere diventati un importante luogo di formazione per la scuola italiana di fisica degli acceleratori che, con AdA e le intuizioni del fisico austriaco Bruno Touschek, apre la nuova fondamentale era degli anelli di accumulazione. Tra il 1966 e il 1970 presiede l’INFN, che sotto la sua guida ottiene finalmente piena autonomia giuridica. Tornato stabilmente alla ricerca dalla fine degli anni ‘70 entra a far parte del gruppo che al CERN rivela i bosoni intermedi W e Z˚, scoperta per cui Carlo Rubbia riceverà il premio Nobel. Continua ad alternare con passione ricerca e prestigiosi ruoli di dirigenza e nel 1990 succede ad Amaldi come direttore dell’Accademia dei Lincei e nel 1995 viene nominato Ministro per l’Università e la Ricerca Scientifica e Tecnologica nel governo Dini. Dopo quest’esperienza continua con lo stesso entusiasmo a partecipare alla vita universitaria romana e internazionale ancora dichiarandosi semplicemente “un uomo fortunato”. Guidato dai suoi due poli di riferimento di sempre: la sua curiosità scientifica e l’insegnamento. “Arrivato alla mia sera, – disse Salvini – trovo di essere stato un uomo fortunato, per quanto ho visto e ho contribuito, su limitatissima scala, ad attuare”.

Fonte: INFN ADDIO A GIORGIO SALVINI, PADRE DEI LABORATORI NAZIONALI INFN DI FRASCATI E DELL’ELETTROSICROTRONE.

2 pensieri su “Addio a Giorgio Salvini, padre dei Laboratori Nazionali di Frascati INFN e dell’Elettrosincrotrone

  1. Ricordando il “Maestro” – Prof. Giorgio Salvini

    Che fortuna immensa essere stati suoi allievi! A lui, senza alcun dubbio, devo il ringraziamanto di aver istillato quel fuoco e quella passione per la Fisica che continua e continuera’ ad ardere nel suo ricordo …

    Ciao “Maestro”.

    – Franco Paoletti, Princeton, NJ (USA)

  2. – Un’altra riflessione piu’ articolata, personale e profonda sul nostro “Maestro” Salvini –

    Giugno 1981 – Erano notti calde ed afose passate su libri e dispense in preparazione al primo grande esame della mia carriera accademica: Fisica I con il Prof. Giorgio Salvini. Il giorno dell’esame scritto ci presentammo in aula con grandi aspettative: tutte le formule, i teoremi, le centinaia di esercizi e problemi che avevamo risolto durante tutti i giorni antecedenti l’esame rimbombavano nelle nostre menti giovani di aspiranti scienziati. Il problema era semplice, un disco rotante con altri corpi su di esso anch’essi in movimento relativo l’uno rispetto all’altro. Ero cosi ossessionato ed affascinato allo stesso momento da quella maledettissima forza di Coriolis (forza apparente, presente solo in un sistema in rotazione, forza che consumerebbe le rotaie dei treni in maniera asimmetrica fornendo, quindi, prova tangibile del movimento rotazionale della terra), che decisi di impostare il problema risolvendo le equazioni del moto nel sistema del disco rotante invece di applicare semplicemente le leggi di conservazione dell’energia e del momento della quantita’ di moto come il nostro “Maestro” ci insegno’ ripetutamente: “eleganza nelle soluzioni” – ci ripeteva continuamente – “sempre pensate di risolvere i problemi nella maniera piu’ semplice ed elegante possibile, questo e’ il segreto per diventare grandi scienziati”. Non seguii il suo consiglio e me ne pentii, la mia soluzione era molto complessa, certamente non elegante, e, soprattutto, non adatta alla soluzione del problema in questione: la soluzione richiedeva piu’ dati di quelli forniti dal problema stesso. Consegnai il manoscritto con mente stanca, pesante e rassegnata, non tanto per il fallimento, di cui ero pienemente coscente, ma per il disappunto che avrei creato agli occhi del mio “Maestro”.

    Preparai l’orale con grande energia, come fosse una delle vere grandi prove della mia vita, e cosi fu nella realta’. Quando fui chiamato dal pannello di professori dove sedeva anche il “Maestro”, il cuore mi salto’ alla gola, ero paralizzato, pietrificato e congelato al solo pensiero di dover sedere su quella sedia di fronte a loro. E fu proprio lui a rompere il ghiaccio con una domanda semplice, e proprio lui a congratularsi con me per la mia semplice ed elegante esposizione. Parlammo di scienza con botta e risposta, con un crescendo nel livello di complessita’ delle domande e rispettiva articolazione delle risposte. Quel giorno non solo imparai come superare un esame ma fu per me una vera e propria prova di vita. Alla fine del colloquio ricordo distintamente il suo sguardo dietro gli occhiali mezzi appoggiati sulla punta del naso. “Caro Paoletti” – mi disse tenendo in mano il manoscritto della prova scritta – “lei ha fatto una prova orale da lode, non posso darle la lode per via del suo esame scritto, ma con una calligrafia cosi elegante e precisa come la sua, le posso dire che lei ha il potenziale per diventare un uomo di scienza, quindi, non si faccia influenzare dal voto di oggi ma guardi sempre al futuro con serenita’, eleganza e semplicita’. Buona fortuna, parola di Salvini”.

    Dopo essermi laureato in Fisica “Summa cum Laude” all’Universita’ di Roma “La Sapienza” ho lavorato sia in Europa che negli Stati Uniti nel campo di ricerca applicata sui plasmi termonucleari di laboratorio a confinamento magnetico e sulle possibli applicazioni all’esplorazione del cosmo e dei fenemeni astrofisici. Recentemente, sto anche occupandomi di didattica e di educazione della scienza. Ebbene, ora, penso veramente di poter dire che il “Maestro” aveva ragione. Adesso rimangono vive, impresse nella memoria indelebile, come tesori ereditari inestimabili, le immagini dell’aula dove Lui correva con il gesso in mano o girava sullo sgabello come una trottola per mostrare la conservazione del momento angolare: che genio della Fisica e dell’insegnamento, che bei ricordi e che grande responsabilita’ ci ha lasciato. Una promessa: “proveremo a continuare con serenita’, eleganza e semplicita’ la sua opera, parola di Paoletti”.

    Grazie “Maestro”.

    – Franco Paoletti, Princeton, NJ (USA)

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