da Facebook
Oggi ho incontrato Fabiola Gianotti, direttore generale del CERN, prima donna a ricoprire questo incarico. Qualche tempo fa ero rimasto molto incuriosito da una sua intervista. Alla domanda ‘arriverà un tempo in cui sapremo tutto?’ la risposta fu: ‘non credo. La conoscenza è un cammino senza fine’.
Mi piace l’idea della conoscenza come ricerca infinita, mi piace pensare che questo sia il tratto distintivo, l’identità dell’Università e della ricerca italiana. Nel Paese che ha il più antico Ateneo dell’occidente, l’Università è letteralmente un simbolo, un segno di riconoscimento che tiene insieme identità, valori e cultura. Per questo difendere la qualità dell’Università e della ricerca italiana significa difendere l’identità del nostro Paese dall’anonimato e produrre antidoti contro il terrore e il fanatismo. Quando penso all’Università e ai ragazzi che la frequentano, penso che per molti versi viviamo un tempo fortunato. Un tempo in cui le opportunità per i giovani sono tante, molte di più di quante ne abbiano avute i nostri genitori e i nostri nonni. Eppure vorrei che le Università fossero davvero il luogo in cui premiare il talento e il merito, dove investire nella ricerca e nello studio vuol dire non deludere l’ottimismo, la speranza e gli ideali dei nostri ragazzi, quelli che ci rendono fieri ogni giorno dei loro piccoli e grandi successi, e che meritano ogni giorno l’occasione per rendere il nostro tempo ancora migliore.
David Foster Wallace, in un fantastico discorso ai laureandi del Kenyon College, disse: La Verità con la V maiuscola riguarda il valore vero della vera cultura, dove voti e titoli di studio non c’entrano, c’entra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciò che è così reale e essenziale. Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, è di una difficoltà inimmaginabile. La vostra cultura è realmente il lavoro di una vita, e comincia… adesso’. Queste parole piene di empatia e consapevolezza chiudono il cerchio con l’idea di conoscenza come cammino senza fine, racchiudono per me il senso profondo di ciò che l’Università e la ricerca italiana devono rappresentare.
Nel salutare Fabiola Gianotti, mi sono promesso di farle visita al Cern di Ginevra in estate.
Mi piace l’idea della conoscenza come ricerca infinita, mi piace pensare che questo sia il tratto distintivo, l’identità dell’Università e della ricerca italiana. Nel Paese che ha il più antico Ateneo dell’occidente, l’Università è letteralmente un simbolo, un segno di riconoscimento che tiene insieme identità, valori e cultura. Per questo difendere la qualità dell’Università e della ricerca italiana significa difendere l’identità del nostro Paese dall’anonimato e produrre antidoti contro il terrore e il fanatismo. Quando penso all’Università e ai ragazzi che la frequentano, penso che per molti versi viviamo un tempo fortunato. Un tempo in cui le opportunità per i giovani sono tante, molte di più di quante ne abbiano avute i nostri genitori e i nostri nonni. Eppure vorrei che le Università fossero davvero il luogo in cui premiare il talento e il merito, dove investire nella ricerca e nello studio vuol dire non deludere l’ottimismo, la speranza e gli ideali dei nostri ragazzi, quelli che ci rendono fieri ogni giorno dei loro piccoli e grandi successi, e che meritano ogni giorno l’occasione per rendere il nostro tempo ancora migliore.
David Foster Wallace, in un fantastico discorso ai laureandi del Kenyon College, disse: La Verità con la V maiuscola riguarda il valore vero della vera cultura, dove voti e titoli di studio non c’entrano, c’entra solo la consapevolezza pura e semplice: la consapevolezza di ciò che è così reale e essenziale. Farlo, vivere in modo consapevole, adulto, giorno dopo giorno, è di una difficoltà inimmaginabile. La vostra cultura è realmente il lavoro di una vita, e comincia… adesso’. Queste parole piene di empatia e consapevolezza chiudono il cerchio con l’idea di conoscenza come cammino senza fine, racchiudono per me il senso profondo di ciò che l’Università e la ricerca italiana devono rappresentare.
Nel salutare Fabiola Gianotti, mi sono promesso di farle visita al Cern di Ginevra in estate.