Con il blocco giudicato illegittimo dalla Corte costituzionale ogni lavoratore ha perso in media il 10% dello stipendio in 5 anniPAOLO BARONI
ROMA
Col blocco dei contratti esteso anche al 2015 in media un lavoratore del settore pubblico in cinque anni ha perso ben 4800 euro di stipendio. Una perdita che viaggia attorno al 10% della busta. Per questo si capisce bene perché dipendenti dello Stato, di comuni e regioni, quelli delle Asl e dei tanti enti pubblici siano inferociti e tante sigle sindacali abbiamo presentato ricorso alla Consulta: dal 2010 il rinnovo dei contratti è bloccato, sono bloccati pure premi individuali, incentivi e scatti di anzianità. Questi ultimi, a breve, nella scuola verranno sostituiti con aumenti legati al merito (e limitati al 66% del personale). Poi, come se non bastasse, da quest’anno pure la liquidazione viene erogata a fatica: da quest’anno lo Stato si prende più tempo per versare il trattamento di fine servizio che, a seconda degli importi, può avvenire in due o tre rate. E ovviamente di tfr in busta paga, come prospettato per i lavoratori privati non si parla.
Ma a pesare sono soprattutto i mancati aumenti legati all’inflazione: il grosso degli oltre 3 milioni e 300 mila dipendenti pubblici si colloca in una fascia compresa tra i 2000 ed i 4500 euro. Se si prendono in considerazione i quattro anni compresi tra il 2010 ed il 2104, secondo stime della Cisl, nel settore della scuola si sono persi in media 2.838 euro lordi, 3082 nei ministeri, 3800 negli enti di ricerca e 4686 negli enti pubblici non economici come Inps, Inail, Istat o Aci…
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