Gli enti di ricerca ignorati dalla manovra

Fonte: Scuola 24

di Fernando Ferroni*

Ogni anno il sistema ricerca italiano guarda con importanti aspettative e con un certa apprensione all’appuntamento autunnale con la legge di stabilità. Ora che il testo di partenza è noto mi permetto alcune considerazioni che forse possono aiutare il dibattito che inizia e la formulazione di possibili modifiche.

La buona notizia è che verranno destinate risorse all’Università per il reclutamento di professori e soprattutto giovani ricercatori. Poche certo, ma di fronte alla desertificazione del paesaggio anche qualche goccia di pioggia è benvenuta.

Purtroppo non ne vedo altre. Gli enti pubblici di ricerca, ossatura del sistema che ci permette di eccellere al Cern per fare un esempio semplice vengono ignorati. Anzi, solo grazie a una azione meritoria di uno specifico ministero è stato evitata la disgrazia di portare il tasso di sostituzione dei ricercatori che vanno in quiescenza da 6 su 10 a 2 e mezzo su 10.

Il solo aver potuto pensare questa operazione mostra che dietro le parole che lodano il circolo virtuoso ricerca – innovazione- futuro sostenibile del paese, che fa ricca la Germania, non c’è veramente alcuna intenzione di affrontare il nodo. Inoltre aver sventato la manovra per i ricercatori lascia condannato il personale tecnico e amministrativo al tasso di 2,5 su 10.

Ora spiegatemi come fa un ente con quattro laboratori, di cui uno di valore mondiale e tre ottimamente piazzati nel panorama europeo a mantenere le sue infrastrutture. Chi farà funzionare e quotidianamente prendersi cura delle operazioni degli acceleratori ? E ancora, di fronte a una capacità sempre maggiore di attrarre risorse da fonti diverse, Unione europea, Regioni, collaborazioni industriali, chi si prenderà cura delle complesse rendicontazioni da effettuare spesso in lingua diversa da quella di Dante ?

Non c’è poi nessun incremento di fondi che permetta almeno di compensare il taglio del 3% avvenuto l’anno precedente. Non c’è nessun incoraggiamento ai giovani a fronte di quello offerto alle Università. Perché discriminare quelli dell’Infn che quotidianamente al Cern svolgono il loro lavoro, talmente apprezzato che l’attuale direttore di ricerca è Sergio Bertolucci che dall’Infn viene e il prossimo Direttore generale sarà Fabiola Gianotti che sempre da li viene ? Perché incoraggiare i giovani a cercare strade all’estero giù durante i corsi di studi ? Auspico che ci sia spazio per un ripensamento, affermo che i segnali di attenzione sono spesso altrettanto importanti delle misure quantitative e comunque chiedo che al più presto possibile si inizi a lavorare, con lo scopo di concludere nei tempi piu’ brevi, al decreto delegato che chiede semplificazione, attenzione e autonomia per gli Enti di ricerca richiesto dalla legge Madia sulla Pubblica amministrazione.

* Presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare

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