Fonte: UniNews24
Nel gergo dei funzionari, i Ministri sono chiamati “inquilini”. Un’espressione scherzosa che però racchiunde una profonda verità: laddove i Ministri vanno e vengono, il ceto dirigente dell’apparato statale permane, radicato ai posti di comando o per lo meno orbitante attorno ad essi. Una posizione faticosa ma anche comoda, quella di questi tecnocrati: le loro facce e i loro nomi sono sconosciuti ai più, e le loro colpe (ma anche i loro meriti) sono attribuite al Ministro in carica.
Prendete il prof. Marco Mancini: dopo vari incarichi tra cui quello di Presidente (2011-2013) della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), è asceso al ruolo di Capo Dipartimento per la formazione superiore e l’università sotto la Ministra Carrrozza. Da allora, è rimasto in sella e di fatto svolge il ruolo di direttore d’orchestra di tutta o quasi l’ordinaria amministrazione nel mondo universitario. In altre parole, è lui che entra in gioco dopo che il Parlamento legifera e i giornali spostano altrove i loro riflettori, traducendo in regolamenti e norme operative le frequenti leggi delega che, spesso, lasciano ampio margine di manovra.
Ovviamente, è prassi consolidata non considerare i funzionari come Mancini direttamente responsabili degli esiti delle politiche ministeriali: accettando il ruolo di Ministra Giannini sa bene che dovrà sobbarcarsi onori e disonori derivanti dal lavoro del suo staff. Fa parte delle regole non scritte della politica. E che sia: a chi vada data la responsabilità non so dirlo, e forse nemmeno mi interessa più di tanto. Ma se mi chiedete chi è che comanda al Ministero quando si parla di Università, tra Giannini e Mancini io scommetto sul secondo.
MarcoViola
Foto e CV (clicca qui) di Marco Mancini