Riforma degli enti di ricerca: i presidenti chiedono correzioni nella legge di bilancio
Recuperare alcune norme previste nelle bozze e poi sparite nella versione finale del decreto approvato ad agosto da Palazzo Chigi: come l’esenzione Irap per il personale di ricerca a tempo determinato e quella sull’Iva per le attrezzature di ricerca. E soprattutto aumentare le risorse a disposizione dopo i tagli degli ultimi anni, compresa la quota del fondo premiale. I presidenti degli enti di ricerca lanciano un messaggio chiaro al Governo in vista dell’approdo in Parlamento del Dlgs sulla semplificazione della ricerca pubblica che attua la riforma Madia sulla Pa e soprattutto alla vigilia della legge di stabilità (ora chiamata di bilancio) attesa in autunno: Il decreto è positivo – questo il giudizio – ma servono correzioni.
Il tetto dell’80 per cento
«La Conferenza dei Presidenti degli Enti pubblici di ricerca ha espresso un generale apprezzamento del Decreto legislativo, in particolare per gli aspetti volti a dare agli Epr maggiore autonomia e alla semplificazione delle attività», avverte il presidente del Cnr Massimo Inguscio. Che fa sapere come i vertici degli enti di ricerca – che si sono incontrati nei giorni scorsi e lo faranno di nuovo il 20 settembre – condividono l’ipotesi di un tetto alle spese del personale (il riferimento è al tetto dell’80% superato il quale non si possono fare assunzioni), ma allo stesso tempo segnalano « alcune problematiche tipiche della fase transitoria del decreto e conseguenti al calo di finanziamento che ha origine negli anni passati, ed è fiduciosa – avverte Inguscio che ha coordinato la riunione della Conferenza dei presidenti – che nel processo di conversione del decreto possano essere adottati, grazie al confronto con Governo e Parlamento, i relativi meccanismi di correzione». Nel mirino il fatto che per molti Epr le assunzioni – proprio per effetto di quel tetto dell’80% – rischiano di essere bloccate. Da qui la richiesta dei vertici della ricerca pubblica italiana di trovare nuovi finanziamenti ordinari oppure di rivedere il sistema con cui si misura il tetto a esempio calcolando l’80% sul totale delle entrate, nel caso in cui i fondi “esterni” superino almeno il 30% del totale delle entrate stesse. E consentendo magari assunzioni a tempi indeterminato su fondi esterni e quindi fuori dal calcolo dell’80 per cento. In ogni caso – secondo i presidenti degli enti – vanno previsti regimi transitori che non blocchino la possibilità di reclutare nuovo personale.Le altre misure
Quella del tetto dell’80% e delle risorse in più da assegnare agli enti di ricerca per non trovarsi strozzati subito dalla nuova riforma è sicuramente la richiesta principale inviata dai presidenti al Governo e al Miur. I vertici della ricerca pubblica segnalano però anche altri punti che dovrebbero essere rivisti. È il caso a esempio del vincolo del 30% – previsto sempre dal decreto – per il personale tecnico amministrativo che non si applica bene in alcuni enti di ricerca (soprattutto quelli non vigilati dal Miur). Tra le altre richieste come detto c’è anche quella di recuperare – magari nella prossima legge di bilancio a cui il Governo e il ministero stanno lavorando in queste settimane – alcune norme che erano previste nelle bozze del Dlgs ma poi bocciate dal ministero dell’Economia perché senza la necessaria copertura. È il caso di due misure che stanno a cuore ai ricercatori: l’esenzione Iva sulle attrezzature scientifiche e l’esenzione Irap sui contratti a tempo determinato dei ricercatori.
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Ovviamente lo status giuridico è stato solo un miraggio, apparso e oramai scomparso…