L’Isfol si chiamerà Inapp. Stefano Sacchi presidente

Fonte: Italia Oggi

image_miniDa domani l’Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) assumera’ la denominazione Inapp (istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche): il commissario straordinario, Stefano Sacchi diventera’ il presidente. L’Inapp svolgera’ attivita’ di ricerca, monitoraggio e valutazione delle politiche economiche, sociali, del lavoro, dell’istruzione e della formazione professionale per fornire supporto tecnico scientifico allo Stato e alle amministrazioni pubbliche.
“Il compito dell’Inapp – ha osservato il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano – e’ di costruire ricerche non solo di carattere statistico che possano fornire le coordinate per azioni di natura legislativa”. “Credo che il governo abbia sbagliato a lasciare un’informazione disordinata con un florilegio di dati amministrativi e campionari : c’e’ un’esigenza di analisi di questi dati che va colmata”.

Studio Inapp: con il Jobs act l’incidenza degli avviamenti a tempo indeterminato salita al 26%. Secondo uno studio dell’Inapp, presentato dal commissario straordinario e da domani presidente Stefano Sacchi, nel corso di una conferenza stampa, la decontribuzione e l’introduzione del contratto a tutele crescenti su assunzioni a tempo indeterminato ha prodotto 714 mila nuovi avviamenti a tempo indeterminato, pari al 96% del totale. Senza la riforma – sostiene l’indagine – l’incidenza degli avviamenti a tempo indeterminato sul totale dei nuovi avviamenti sarebbe scesa dal 16% al 15%: con la riforma la percentuale e’ salita al 26%. Secondo i calcoli dell’Inapp, in assenza della riforma gli avviamenti a tempo indeterminato sarebbero passati da 929 mila del 2014 a 959 mila nel 2015 (+30.000): invece sono stati 1.673.000.
L’Inapp ha anche esaminato gli effetti della riforma pensioni Fornero sulle assunzioni programmate, prendendo in esame un campione di 30.000 imprese, rappresentativo di 1,6 milioni di imprese e 10 milioni di dipendenti. Sulle imprese con almeno un dipendente (870.000) la riforma delle pensioni ne ha indotto il 2,3% a rinunciare nel 2013-14 ad assunzioni previste. L’incidenza cresce al 15% tra le grandi imprese (oltre 249 addetti). Il calcolo nel 2013-14 e’ di almeno 35.000 mancate assunzioni.

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