Il nome di Fermi è un po’ il simbolo della fisica moderna italiana ed è giusto che il più prestigioso riconoscimento per studiosi in questa disciplina sia intitolato a lui. Nel 2001 infatti, in occasione del centenario della nascita dell’insigne scienziato, la Società Italiana di Fisica (SIF) ha istituito il premio “Enrico Fermi”, che viene attribuito con cadenza annuale a uno o più soci che abbiano particolarmente onorato la fisica con le loro scoperte. L’albo d’oro del premio è di fatto una passerella del genio italico, dove sfilano le figure di spicco della comunità scientifica nazionale: da Antonino Zichichi, vincitore della prima edizione, a Nicola Cabibbo e Luciano Maiani, che avrebbero meritato di ritirare anche un altro premio a Stoccolma, a Federico Faggin, inventore nel 1971 del primo microprocessore, a Fabiola Gianotti, attuale direttore del Cern; e poi Giorgio Parisi, Sergio Ferrara, Gabriele Veneziano, Bruno Zumino, Tito Arecchi e altri ancora.
Data la rilevanza del premio, la sua attribuzione viene decisa insieme dai maggiori enti di ricerca italiani in Fisica e cioè, oltre alla SIF, dall’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), dall’INAF (Istituto nazionale di Astrofisica), dall’INGV (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia), dall’INRIM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica), dal Centro Fermi e dal CNR. Una commissione di esperti nominati da questi enti sceglie il o i vincitori tra una rosa di candidati (anche non italiani) e trasmette il suo giudizio al Consiglio di Presidenza della SIF per l’approvazione finale.
Per il 2017 il riconoscimento, consegnato lunedì scorso in apertura del Congresso Nazionale SIF a Trento, è andato a Gianpaolo Bellini, Veniamin Berezinsky, Till Arnulf Kirsten per i loro cruciali contributi alla fisica e astrofisica del neutrino…
continua su sussidiario.net