“…Concludendo, l’insistente richiamo all’eccellenza rappresenterà forse un valido slogan, dinamico, giovanilistico, buono per persuadere gli ignari di essere di fronte ad istanze innovatrici, ma è di fatto un modello valoriale puramente retorico, vuoto e seriamente controproducente.”
Articolo di Andrea Zhok pubblicato dal n. 2 / 2018 di L’Espresso.
Contro la retorica dell’eccellenza
Sono oramai diversi anni che in Italia la parola “eccellenza” ha acquisito un’aura particolare, salvifica, quasi escatologica. Ogni uomo politico che conti – anche solo moderatamente – si sente in obbligo di invocare l’orizzonte dell’eccellenza come ciò che conferisce dignità ultima a qualsiasi attività, come modello da estendere ad ogni lavoro, produzione, istituzione.
Questo appello all’eccellenza non è rimasto questione semantica, ma si è tradotto in norme e indirizzi, con particolare riferimento a scuola e università ma estendendosi all’intera sfera del made in Italy (per definizione, naturalmente, un’eccellenza). Il riferimento ideale all’eccellenza si è così tradotto nell’idea che ogni attività lavorativa debba essere concepita un po’ come un campionato sportivo, dove è giusto che nutrano aspirazioni di dignità solo quelli che insidiano la vetta. Di contro, tutti i ‘non eccellenti’ devono…
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