Non solo algoritmi, calcoli, machine learning, deep learning e altri termini da addetti ai lavori. L’intelligenza artificiale italiana prova ad inserirsi nel tessuto del nostro paese accordandosi non solo col mondo della ricerca ma anche con l’industria più avanzata, quella 4.0, che deve ideare strumenti per la vita di tutti i giorni. E’ la sfida del neonato Laboratorio Nazionale di Intelligenza Artificiale che mette assieme 43 università pubbliche italiane, Cnr e Istituto Italiano di Tecnologia e oltre 600 ricercatori. L’iniziativa, presentata a Roma, è del Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica (Cini). “Vogliamo collaborare col mondo industriale ed essere il punto di riferimento delle start-up italiane – spiega Rita Cucchiara, direttore del Laboratorio che proviene dall’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia -. Nel mondo ci sono già investimenti enormi. Da due anni la sfida è cominciata negli Stati Uniti e in Cina e anche l’Europa deve muoversi”.
Il futuro dell’Intelligenza artificiale
Oggi l’Intelligenza artificiale è una combinazione di tecnologie informatiche che, assimilando dati e comportamenti, sono in grado di percepire il mondo esterno, apprendere, ragionare e agire come un sistema biologico. Può dunque essere un potente strumento per aumentare le capacità umane e per creare sistemi e robot autonomi e collaborativi, ma è anche importante capire le implicazioni etiche e sociali. Dalla violazione della privacy, alla perdita di autonomia e mancanza di trasparenza.
Corsa per la leadership nel settore
Già nel 2016 gli Usa hanno stanziato 900 milioni di dollari nel settore, mentre la Cina si prepara a diventare una superpotenza nel campo entro il 2030, secondo un recente documento del Politecnico di Zurigo. Qualcosa in realtà si è mosso anche nel Vecchio Continente ma in ordine sparso: 1,85 miliardi di euro per il 2018 ha stanziato la Francia di Macron; 1,3 il Regno Unito in odore di Brexit, la Germania non è stata da meno.
Il sogno italiano
Nel nostro paese una spinta potrebbe arrivare proprio da questo Laboratorio. “Ci dedicheremo a quei settori di grande impatto per il futuro – sottolinea Rita Cucchiara -. La sanità, compresa la medicina preventiva, la sicurezza informatica, le macchine autonome. Nell’hardware ci sono naturalmente anche la robotica e i droni. È la prima volta che l’informatica italiana manda un segnale così forte della sua presenza e della consapevolezza che l’Italia deve e può giocare una grande partita nello sviluppo delle tecnologie del futuro”. Il Laboratorio Nazionale di Intelligenza Artificiale collaborerà con le scuole italiane del settore per la formazione, e con le strutture di ricerca che possono vantare ricercatori che si sono distinti su scala internazionale. E qui c’è un altro pericolo: i giganti mondiali dell’informatica stanno già “scippando” i ricercatori più bravi alle diverse nazioni del mondo, creando così un gap tra aziende e mondo accademico.