Accordo sul salario accessorio del Pubblico Impiego

L’accordo è relativo al regime transitorio degli aumenti salariali conseguente al blocco del rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro nel pubblico impiego. Si tratta di un raccordo necessario tra la manovra di luglio (Legge 122/2010) e la riforma del Pubblico impiego (D.Lgs. 150/2009), le cui norme contrastanti avrebbe prodotto, di fatto, una diminuzione dei salari dei dipendenti pubblici. Nel merito, l’accordo tocca due temi fondamentali quali i premi individuali (che la Riforma Brunetta prevede in base a fasce di merito) e il sistema delle relazioni sindacali. I punti dell’intesa sono in dettaglio:

  1. Si conviene sulla necessità di realizzare un sistema di relazioni sindacali che persegua condizioni di produttività ed efficienza del pubblico impiego tali da consentire il rafforzamento del sistema produttivo e il miglioramento delle condizioni lavorative
  2. Le retribuzioni complessive, comprensive della parte accessoria, non devono diminuire rispetto al 2010
  3. I premi previsti dalla riforma Brunetta possano essere finanziati solo con le risorse derivanti da risparmi di gestione (il cosiddetto “dividendo dell’efficienza“)
  4. Saranno costituite commissioni paritetiche con il compito di monitorare e analizzare i risultati prodotti
  5. Il Governo si impegna a impartire un atto di indirizzo all’ARAN per trattare un contratto collettivo quadro che ridisegni le relazioni sindacali tenendo conto dell’intera cornice normativa vigente, in particolare del decreto legislativo n. 150/2009.

L’accordo è stato firmato dal numero uno della CISL, Raffaele Bonanni e dal segretario confederale della UIL, Paolo Pirani, ma non dal segretario generale della CGIL, Susanna Camusso.

2 pensieri su “Accordo sul salario accessorio del Pubblico Impiego

  1. No, no… il fiscal drag c’è, e là rimane.

    Il punto è la quota “premiale” della riforma Brunetta (il famoso D.Lgs. 150/2009) che prevede:
    – al 25% dei dipendenti “peggiori” non sia attribuito il salario accessorio
    – metà vada al 50% intermedio
    – l’altra metà al 25% “migliore”
    Questo accordo stabilisce che questo criterio non vada applicato all’intero salario accessorio (in questo caso al 25% nella fascia più bassa di fatto si sarebbe tolta la parte accessoria, diminuendo lo stipendio), ma solo a quella parte di salario accessorio che viene recuperata dall’amministrazione attraverso i “risparmi di gestione” (che potrebbe essere anche zero…)

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