L’Italia investe poco sull’innovazione. E non può più permetterselo

Pietro Saccò lunedì 9 settembre 2019

Il report Istat sugli investimenti in ricerca e sviluppo mostrano un miglioramento sulla spinta delle imprese, ma confermano che restiamo lontani dalla media dell’Ue. Senza R&S il Pil non cresce

La spesa dell’Italia per l’innovazione cresce, ma troppo poco per recuperare la distanza rispetto agli altri Paesi sviluppati. Il report diffuso dall’Istat sulla “Ricerca e Sviluppo in Italia” mostra che nel 2017 c’è stato un miglioramento. Gli investimenti complessivi in ricerca e sviluppo (R&S) di imprese, Stato, università e non profit sono aumentati del 2,7%, raggiungendo i 23,8 miliardi di euro. A permettere questo miglioramento sono state soprattutto le imprese, che restano il primo finanziatore della ricerca in Italia e nel 2017 hanno aumentato la spesa del 5,3% portandola a 14,8 miliardi. Lo sforzo dei privati ha compensato le carenze delle università, che hanno aumentato solo dello 0,2% i finanziamenti alla R&S (a 5,6 miliardi), e quelle delle altre istituzioni pubbliche (+0,9%, a 2,9 miliardi). L’Istat registra anche un forte calo delle spese delle istituzioni non profit (-29,3% a 406 milioni) che però si spiega anche con ragioni tecniche di “spostamento” di enti non profit nel mondo delle imprese tradizionali. La ricerca in Italia la fanno le imprese e la fanno quelle del Nord produttivo o della Capitale: il 68,1% della spesa per R&S arriva da cinque Regioni: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto…

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