La riforma Gelmini blocca gli assegni di ricerca

La riforma dell’Università, proposta dal ministro Mariastella Gelmini e approvata dal Parlamento, è entrata in vigore il 29 gennaio 2011. Tra le numerosissime novità, desta qualche preoccupazione la “nuova” disciplina degli assegni di ricerca dalla L. 240/2010.

L’art. 29, comma 11, lettera d) abroga l’articolo 51, comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (legge finanziaria 1998), che dava alle università, agli osservatori astronomici, astrofisici e vesuviano, agli enti pubblici di ricerca, la possibilità di bandire assegni di ricerca.

Naturalmente non scompaiono gli assegni di ricerca, difatti la norma abrogata viene novellata dall’art. 22, in termini molto simili alla normativa precedente. Scompare l’ambiguità della durata massima degli assegni che viene fissata a 4 anni, escluso l’eventuale periodo di assegno durante il dottorato di ricerca senza borsa. Viene stabilito esplicitamente che gli assegni non danno luogo a diritti in ordine allʹaccesso in ruolo  (comma 8).

Al comma 4 viene inoltre stabilito che i soggetti (università ed enti) che sono abilitati a conferire assegni, debbano disciplinarli con apposito regolamento, e al comma 7 che l’importo viene stabilito da tali soggetti, sulla base di un minimo stabilito dal Ministero con apposito decreto.

Questi due commi congelano la possibilità di bandire assegni di ricerca, fino all’emanazione del decreto ministeriale e del regolamento dell’università o dell’ente interessato. Addirittura, qualche ateneo si è orientato nel senso che anche il rinnovo di assegni (pure se esplicitamente previsto nel bando) sarebbe impossibile, ma sembrerebbe un’interpretazione troppo restrittiva.

Un’altra importante novità è introdotta dal comma 9, che stabilisce che la durata complessiva dei rapporti instaurati con i titolari degli assegni e dei contratti a tempo determinato (di cui allʹart. 24), intercorsi anche con atenei diversi o con gli enti di ricerca, per una medesima persona non può superare i dodici anni, anche non continuativi (escluse maternità e aspettativa).

Inoltre:

·  si applica l’art. 4 della legge 476/1984, ovvero sono gli assegni di ricerca sono esenti dall’imposta sul reddito, come per il dottorato di ricerca

·  si applica le norme per i lavoratori iscritti alla gestione separata dell’INPS, inclusa la disciplina in materia di astensione per maternità e congedo per malattia.

Notiamo che il numero di contratti di assegno di ricerca, sommati su tutti gli Atenei, nell’anno 2009 era di circa sedicimila, mentre i contratti di collaborazione sfioravano i diecimila (dati MIUR), si tratta quindi di novità che interessano un gran numero di colleghi.

Anche l’INFN (come tutti gli enti di ricerca e, in generale le istituzioni di cui all’articolo 74, quarto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382) se vorrà bandire nuovi assegni di ricerca dovrà tempestivamente dotarsi di un apposito regolamento, che va ad aggiungersi agli altri regolamenti, di cui deve dotarsi in ragione del decreto legislativo di riordino.

 

Update (3 febbraio)

Il CNR ha emanato una circolare (la n. 7/2011), che addirittura richiede di annullare le procedure di selezione per assegni di ricerca già banditi, il che sembra un’interpretazione davvero troppo restrittiva.

Anche la necessità di emanare un nuovo regolamento per gli assegni di ricerca, andrebbe meglio considerata – insieme agli Enti di Ricerca e al Ministero, auspicabilmente – alla luce delle (poche) differenze tra la norma abrogata e l’art. 22 della legge 240/2010 che ridefinisce l’assegno di ricerca.

3 pensieri su “La riforma Gelmini blocca gli assegni di ricerca

    • Ne dubito…
      servira` solo a introdurre ritardi e a lasciare senza assegno un bel po’ di giovani colleghi, in attesa dell’ennesimo decreto ministeriale che non arriva… dell’ennesimo regolamento che non si sa a che punto e`.

  1. Sono stati presentati degli emendamenti al decreto milleproroghe, per rimandare le norme almeno fino alla fine dell’anno e permettere i rinnovo degli assegni e TD. Al momento all’esame delle commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio, approdera’ all’esame dell’Aula del Senato martedi’ prossimo, 8 febbraio alle ore 16,00.
    Gli emendamenti sono circa 1.500, ma molti meno quelli dichiarati ammissibili.
    Il lavori dell’aula potrebbero proseguire fino al prossimo 11 febbraio.

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