Ma se un giorno…

Stavo pensandoci l’altro giorno.

Cosa puo’ fare un precario nei suoi continui cambiamenti di rotta?
Come puo’ essere rappresentato dai sindacati dei lavoratori a tempo indeterminato?
Potrebbe essere rappresentato da sindacalisti precari come lui?

Il precario, in quanto tale, che garanzia fornisce sia come elemento rappresentato che rappresentante?

Che garanzia di continuita’ lavorativa un precario fornisce a qualsiasi struttura?

Chi farebbe sensatamente progetti a lungo termine con dei precari?
Chi darebbe in mano posti strategici a dei precari?
Chi sarebbe il “folle” che costruirebbe i pilastri della sua ditta o della sua ricerca su gente che dall’oggi al domani potrebbe scomparire?

Ragionando duramente, il mio Simplicio mi rispose:

– Oddio, a chi servirebbe gente a contratto esteso? Tanto qua si fanno solo lavori a bassa motricita’ intellettuale

– Nessuna assunzione, qua servono solo cervelli conformi. Un cervello equivale all’altro: tanti precari che si alternano CORRISPONDONO COMUNQUE ad un flusso continuo di precarioni. La conservazione della massa e’ assicurata, ergo nessun problema.

– Non esiste il precariato, e’ una invenzione dei sindacati. In Italia c’e’ tanta buona gente che fa un volontariato particolare: il volontariato scientifico.

Ma sinceramente, in condizioni strategiche del genere, il precario ha VERAMENTE necessita’ di essere rappresentato?
Il precario deve REALMENTE mettersi in competizione con altri precari per un posto precario?

Se il contratto da precario e’ la gazzella, il precario-predatore dovrebbe CONTINUAMENTE lottare nella savana della ricerca per arrivare al giorno dopo?
Ma se la ricerca e’ un deserto, il precario-touareg e’ soggetto OBBLIGATORIAMENTE a scavare pozzi per fare oasi agli sceicchi?

Se un giorno le oasi si trasformassero in grandi e desolati set cinematografici?
Ma se un giorno, credo non molto lontano, il precario-Sagredo si trasformasse in gazzella?
Se un giorno, i precari si guardassero in faccia e ragionassero insieme da precari?
Ma, se un giorno, ai precari non fregasse piu’ di essere rappresentati, ne di fare i precari?

Ma se un giorno ci si rendesse conto che le aule, usate per gli esami, siano senza esaminandi?

Si’, programmo, ho la tastiera in inglese e non ho le vocali accentate

3 pensieri su “Ma se un giorno…

  1. La tua provocazione è interessante…

    La mia risposta istintiva è che tanti precari isolati, sia che si trovino nella savana, che nel deserto a scavare pozzi, sono più deboli di precari che si danno una mano e si muovono in maniera coordinata.

    Se poi uno con il cammello (suo, a tempo indeterminato) ti desse anche una mano, non sarebbe da buttare via, ti pare?

  2. Anche io ritengo che i precari possano essere rappresentati male. Mi faccio sopraffare dalla logica e ammetto che una struttura stabile che rappresenti la vita, i problemi e le aspettative di un precario sia una contraddizione.

    Il problema credo che si risolvera’ prima o poi: oramai e’ chiaro che fare lo scienziato in Italia per molti rappresenta privazioni, poverta’ e scarsissima tutela previdenziale che credo poche altre categorie abbiano. Se poi a questo ci aggiungiamo la precedente spesa (e mancato ingresso) per gli studi, anche il piu’ stupido sostenitore rimarra’ convinto che sia meglio andare a fare il provino al Grande Fratello.

    Adesso io aspetto una replica da parte di qualcuno che mi neghi le frasi di cui sopra.
    L’aspetto con impazienza.

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