Fonte: Il Sole 24 Ore
28 settembre 2012

Matteo Vaglio ha 40 anni ed è amministratore delegato di V.i.p.i., un’impresa che produce componenti per elettrodomestici e accessori per vigneti. Circa due anni fa viene contattato dall’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) di Pavia: il Cern di Ginevra aveva bisogno di un calorimetro per l’acceleratore Lhc, ma non aveva trovato un fornitore capace di fabbricarlo.
Era uno strumento necessario per condurre gli esperimenti che hanno portato a verificare l’esistenza del bosone di Higgs. V.i.p.i., però, utilizza un processo di produzione industriale che avrebbe potuto essere adattato all’obiettivo da raggiungere: l’estrusione a freddo. Le sperimentazioni richiedono otto mesi di prove. Secondo i primi calcoli le presse dell’impresa di Marcheno non avrebbero resistito.
La concorrenza è intensa e competono con aziende tedesche, francesi e degli Stati Uniti. Ma vincono la sfida e presentano un campione. I test sono avvenuti al Cern e nello Spazio con l’ultima missione dello Shuttle. Hanno ottenuto una commessa per trenta calorimetri: saranno installati in Europa e negli Usa. Quella di V.i.p.i. è una storia emersa durante gli incontri di Social2Business a Milano, varati dal Gruppo Giovani Imprenditori Assolombarda, per esplorare le filiere dell’innovazione: l’iniziativa diventerà anche una community online.
Un cumulo di stupidaggini…
Questa ditta sta lavorando per Pavia per la calorimetria a doppio readout (DREAM) adesso RD52 al CERN
Complimenti agli spin doctors del principale quotidiano economico di questo disgraziato paese.
I calorimetri per gli esperimenti LHC sono stati progettati 15 anni fa e realizzati a partire da 10 anni fa fino a 5 anni fa. Cio’ non toglie che questa piccola ditta italiana e’ riuscita a produrre un processo ad alta tecnologia che servira’ a realizzare un calorimetro di nuova generazione.
Ho mandato una richiesta di rettifica al Sole tramite l’Ufficio Stampa dell’INFN. Speriamo bene.